Elliott e le storie tese Un rapporto mai sbocciato e una conclusione in sordina

22/04/2022

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I milanisti devono essere grati al fondo Elliott.
E lo devono essere a vita, perché ha preso una società allo sbando e l'ha portata in Champions.
Certo ci sono stati errori, anche clamorosi, ma non si può dire, in tutto onestà, che Elliott non abbia fatto bene al Milan e ai tifosi.
C'è chi non perdona l'accordo con l'Uefa per stare un anno fuori dalle coppe, piuttosto chi ricorda i prezzi dei biglietti per le partite di Champions.
Certo, lato mercato ci si poteva attendere di più, anche se va benedetto il "nemico" Boban per essersi opposto a Rangnick, visto poi che dall'anno prossimo diventerà "direttore artistico" del ManU, perché Stefano Pioli è stata una manna dal cielo.
E' forse vero che Gazidis non si è dimostrato all'altezza della società, non lato economico e gestionale, ma a livello di politica del calcio nazionale, però è evidente che per uno straniero sia molto difficile entrare in determinate logiche.
Capitolo stadio.
Elliott ha deciso, fin dal primo giorno, di puntare sulla costruzione dello stadio di proprietà per generare valore.
L'esborso in questi anni di 750 milioni, euro più o euro meno, non giustificava una vendita molto importante senza un'operazione immobiliare significativa, tanto che esistono dei bonus per gli amministratori al raggiungimento del risultato.


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Lo stadio è diventato il tallone d'Achille della società, facendosi abbindolare prima dall'altra squadra di Milano e poi da un'amministrazione che prima ha preso tempo viste le elezioni, ha detto di sì per poi prontamente tornare indietro.
Da notare che Elliott sarebbe stato il finanziatore anche dell'altro 50% dello stadio, guadagnandoci, in sostanza, due volte.
La presenza sul mercato di una società inglese importante, la richiesta di prestito, insieme al procastinare ogni operazione immobiliare, ha determinato la ricerca di compratori che, con una società sana, non sono certamente mancati.
I tifosi milanisti, quindi, devono accettare questa scelta, ma anche di buon grado accettare tutte le scelte fatte in passato.
 


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