Entusiasmo e valori La gioia incontenibile del popolo rossonero; i meriti del gruppo, di Pioli e di Ibra

27/05/2022

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Siamo esplosi di gioia e abbiamo fatto il bagno nel lago della felicità, dove da troppo tempo i milanisti non si tuffavano lieti.
Ci sono stati bagni di folla oceanici, espressioni di giubilo, momenti di delirio, striscioni goliardici e cori da stadio! Il ritorno al successo del Milan ha, finalmente, riportato un entusiasmo che per tantissimi anni noi milanisti siamo stati costretti a reprimere, perché i periodi di magra sono stati prevalenti e il clima delle vittorie appariva lontano anni luce.
Si sa come funziona: se ci si tiene dentro le emozioni per tanto tempo, quando poi si arriva a manifestarle, si esplode in un boato clamorosamente rumoroso. Alcuni momenti come quelli della parata del pullman della squadra nella giornata di lunedì scorso diventa difficile ricordarli anche nei tempi più belli, quando alzavamo al cielo le Coppe dei Campioni. D’altronde, per tanti, è stato uno scudetto inatteso dopo 11 anni di limbo e, nel contempo, i tifosi del Milan si sono visceralmente legati a questi giovani ragazzi così coraggiosi, incoscienti e fieri.
Questa squadra ha avuto numeri simili nel girone di ritorno al Milan del 1993-94 (soprattutto nei gol subiti) e, quindi, viene naturale comparare le due squadre, riscontrando come all’epoca quel Milan fosse pieno di stelle e di giocatori che avevano già vinto, mentre oggi questo Milan è pieno di ragazzi di talento, di belle speranze ma che, sino a domenica, avevano in larga parte il palmares vuoto. Tali fatti esaltano ancora di più i meriti di questo gruppo e di questa società che è stata capace di ripartire dalle macerie lasciate dall’allegra gestione cinese.
Dopo il doppio pareggio contro Bologna e Torino il Milan non ha più sbagliato un colpo. La squadra è stata decisa, determinata, solida, tetragona dinanzi alle difficoltà, serena anche nelle intemperie. Questo Milan non ha mai avuto frenesie né ansie di alcun genere. Nessun giocatore pareva essere assalito dalla fobia di non farcela. Il famoso braccino del tennista, da tanti evocato e per certi versi invocato, non è mai venuto a questa squadra, nemmeno quando il cronometro diventava un nemico giurato.


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Il Milan è sempre riuscito ad affrontare le ultime partite con la giusta mentalità e con l’idea di andare a prendere alto qualsiasi avversario, forte della contemporanea presenza nel suo undici titolare di due difensori centrali molto veloci (Tomori e Kalulu) che permettevano alla squadra rossonera di assumere dei rischi calcolati.
Complimenti quindi a Stefano Pioli e a tutto il suo staff che, in questi due anni, hanno fatto un lavoro enorme, valorizzando le risorse a disposizione, creando un gruppo vero in cui sono perfettamente amalgamati giocatori esperti e giovani di talento, dando un gioco piacevole e moderno a questo Milan. Il tecnico emiliano ha dimostrato di essere un allenatore di livello, capace di gestire un gruppo in una città storicamente ostica come Milano.
Ma i complimenti maggiori vanno a lui, a Zlatan Ibrahimovic, l’uomo che due anni e mezzo fa è tornato al Milan cambiando il corso della nostra esistenza e della nostra storia. Mai visto un giocatore capace di avere una forza mentale del genere nel trascinare il gruppo e nel diventare il guru della squadra. A fine partita, ascoltando il suo discorso finale alla squadra, abbiamo capito perfettamente che cosa possa essere scattato nella mente e nell’anima di questo gruppo negli ultimi 29 mesi.
L’adrenalina che riesce a portare Zlatan è unica e dinanzi ai suoi discorsi diventerebbe caldo ed emozionato anche un vecchio eschimese proveniente dall’Artartide.

Capitan Uncino



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