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C'è una costante nel Milan di Stefano Pioli, oltre alla qualità del gioco e capacità di gestione delle gare: gli infortuni muscolari.
Praticamente ogni settimana entra in infermeria qualche giocatore, spesso anche senza nemmeno giocare e la questione non riguarda solamente i rossoneri, ma è evidente che a Milanello qualche problema c'è.
Non è probabilmente una questione direttamente legata alla tipologia di allenamenti, svolti in tempi stretti e ad alta intensità, o al numero di gare giocate, ma è indiscutibile che il numero di infortuni muscolari abbia una cadenza precisa e preoccupante.
Il Milan, da inizio stagione, non è mai riuscito a schierare i migliori 11 giocatori, c'è sempre stato qualcuno fermo, nonché anche il Covid ha colpito, e sappiamo quanto incida sulle condizioni fisiche.
Stefano Pioli, pur avendo a disposizione una rosa meglio strutturata rispetto allo scorso anno, si è trovato spesso anche a dover adattare dei giocatori per disputare le gare, ma nonostante tutti i risultati sono sempre stati ottimi.
L'ultimo della serie, Giroud, stava rientrando in forma ora e si è fermato, sabato sera Leao ha avuto i crampi e relativo indurimento muscolare, qui forse per troppo "chilometraggio", prima ancora Rebic che si ferma per un colpo di tacco in allenamento, o Fikayo Tomori, bloccato dal muscolo otturatore della coscia (un infortunio molto diffuso tra i difensori), praticamente sconosciuto ai più.
In pratica, ci sentiamo di smentire che il problema sia la preparazione fisica, perché gli infortuni si ripeterebbero in determinate zone, mentre al Milan è stata sostanzialmente scomodata tutta l'anatomia umana per trovare i muscoli interessati.
Certamente ci potrebbe essere una relazione con l'intensità degli allenamenti, ma è una qualità di preparazione alle gare che appartiene a tutti i top team a livello europeo.
Purtroppo, il tema non è di facile individuazione, certamente non è una questione di sfortuna, c'è qualche particolare da sistemare, ma è del tutto fisiologico avere un certo numero di infortuni.
Il problema non è che sono tanti, ma che spesso i cambi non sono all'altezza.
Rispetto allo scorso anno i passi in avanti sono stati tanti, ma un po' di strada da percorrere c'è.
Almeno ancora una finestra di mercato estivo.
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