Uomini e Pulcinella Mai fischi furono più giusti e doverosi

08/10/2021

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Fra essere uomini ed essere Pulcinella c’è una grande differenza. L’uomo si prende la responsabilità delle proprie azioni e sa che la riconoscenza è un valore da non disconoscere perché, presto o tardi, la vita potrebbe presentare il conto. Il Pulcinella invece tende a nascondersi e non comprende il valore della riconoscenza, come se tutto gli fosse dovuto su un piatto d’argento.
Gianluigi Donnarumma appartiene alla categoria dei Pulcinella; più precisamente a quella sottocategoria che non fa nemmeno ridere, ma che provoca soltanto dispiacere. La natura gli ha dato un talento importante ma da solo il talento non basta a fare il grande campione perché senza solide basi umane non si costruisce nulla. Singolare come, in tanti, si siano stracciati le vesti l’altra sera in occasione della partita della Nazionale italiana in cui l’ex 99 rossonero ha difeso la porta azzurra in quel di San Siro; i fischi a Donnarumma non erano soltanto prevedibili e meritati, erano anche la conseguenza di una serie di comportamenti su cui troppo celermente è calata la scure del silenzio.
Come può un giocatore cresciuto nel Milan, formatosi tecnicamente nel Milan, a cui il Milan ha dato l’opportunità di esordire in Serie A a soli 16 anni mettendo in panchina un grande portiere come Diego Lopez, a cui il Milan ha fatto firmare il primo contratto da professionista per una cifra altissima, scegliere di andarsene a zero da quel club?
I moralisti in servizio permanente ed effettivo, sempre lesti a dare lezioncine sul bon ton, si rendono conto di quale porcata assurda ha commesso l’ex 99 milanista? Sono consapevoli che, per ben 4 anni, il Milan ha regalato 1 milioni di euro a stagione al suo fratellino, per fare il terzo portiere e per arricchire il conto in banca della famiglia Donnarumma?
Dinanzi a tutto questo, sostenere che un giocatore non debba essere fischiato è una di quelle frasi infarcite di crema ipocrita, come se fosse la prima volta che accade un fatto del genere. I fischi, si sa, fanno parte del gioco ed i giocatori che si considerano professionisti devono accettarli perché il calcio è ricco perché esiste la passione dei tifosi.
Liquidare la questione Donnarumma come una cosa che non si fa significa non comprendere che, nel calcio, esiste un rispetto per la sacralità dei club che non può essere infangato da un ventenne coi dentini da latte che poi si reca dinanzi alle telecamere amiche per rilasciare un’intervista da bulletto risentito. La stessa intervista il ragazzo di Castellammare di Stabia, poteva rilasciarla quando era un giocatore del Milan, per spiegare, da uomo, le ragioni per cui riteneva di dover lasciare il suo club a costo zero. Troppo difficile però fare questo.
Più semplice celarsi dietro il gonnellino di Raiola o dietro i deliri social del cognato pasticcere. Ognuno di noi, d’altronde, è la somma delle azioni che fa.

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