Il ritorno (presunto) di Dollarumma e i pizzaioli esosi Uno psicodramma mediatico che poco ha a che fare con il calcio giocato

16/04/2021

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C'era una volta un ragazzo, un giovane napoletano fratello d'arte.
Fin da piccolo il suo mondo ruotava intorno al pallone da calcio, ma lo teneva tra le mani più che tra i piedi.
E cresceva e cresceva.
Un giorno un amico pizzaiolo lo vede giocare e invita a cena la famiglia. Promette grandi cose al papà e offre un contratto al fratello.
Lui para e lo fa molto bene e l'amico pizzaiolo organizza per portarlo a Milano, per giocare nella sua squadra del cuore.
All'inizio si trova così così, poi si fidanza e a 16 anni è già il portiere della primavera.
Il caso vuole che l'allenatore della prima squadra lo vede e debutta in serie A ancora sedicenne, praticamente senza un contratto vero da professionista in mano.
Il pizzaiolo lo segue e riesce a scucire un primo contrattino, con l'amministratore delegato che si sfrega le mani e inizia a fare tabelle di vario tipo e soprattutto, parla del "portiere Top mondo".
La società intanto cambia di mano e il pizzaiolo va a bussare cassa, sapendo di avere un giocatore molto importante tra le mani.
La sua squadra si trova in una situazione debole, rischia di perderlo e quindi cede alla proposta del pizzaiolo: due portieri per 7 milioni, 6 al piccolo e 7 al fratello.
Prima, durante alcune partite della nazionale, il giocatore era stato oggetto di insulti e lancio di dollari finti, soprannominandolo Dollarumma.
3 anni di contratto, di baci alla maglia, ma poi alla fine non si capisce che cosa vuole fare per il suo futuro.
Nel frattempo è diventato vicecapitano della squadra, indossando diverse volte la fascia, ma nessuna frase sul rinnovo.
Il pizzaiolo nel frattempo fa trapelare, attraverso amici, che non ha intenzione di far guadagnare meno di 12 milioni al giocatore e, come se non bastasse, vuole una lauta ricompensa, valutata in una decina di pizzerie di controvalore commerciale.
Una situazione che non si sblocca, con la società irremovibile sui suoi passi e il giocatore che non si pronuncia,
E qui parte lo psicodramma dei tifosi.
Da una parte quelli che lo vorrebbero tenere il portierone e quelli che invece lo manderebbero via a calci nel sedere.
In mezzo ci sarebbero gli interessi della società, gli asset economici e il futuro da riscrivere.
Come se non bastasse, dopo tanti anni, ad aprile quella squadra può ancora aspirare ad un posto nella prossima Champions League, tanto attesa anche dal giocatore stesso.
La dirigenza a questo punto è impotente: non ha rinnovato il contratto entro dicembre e quindi il giocatore è libero di andare dove vuole e il pizzaiolo di poter proporlo a chiunque.
Un errore strategico, probabilmente in cambio di una promessa del tipo "io resto qui, al come pensaci tu".
La telenovela continua, tra qualche mese vedremo la fine, lieta oppure no.





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