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Nelle ultime gare si è visto un Leao impressionante. Non più quello un po’ spaesato dell’inizio, dove magari entrava nel finale.
Contro il Lecce nel primo tempo ha letteralmente fatto impazzire il pubblico di San Siro con accelerazioni, dribbling e azioni altamente spettacolari. Poi nel secondo tempo è calato, come tutta la squadra.
Nelle movenze, nell’atteggiamento in campo, ricorda molto Mbaye Niang, croce e delizia del popolo milanista.
Il francese – arrivato giovanissimo - faceva cose incredibili, correva come Bolt, ma la sua testa non era sufficientemente matura per fare l’atleta. E la sua discontinuità gli ha impedito di fare il salto di qualità finale, relegandolo tra le eterne promesse.
Leao, da questo punto di vista, sembrerebbe diverso.
Ma c’è un fattore preoccupante che accomuna i due giocatori: vedono poco la porta. E questo per un attaccante non è certo un limite da poco.
Speriamo che abbiano ragione i suoi ex allenatori che lo descrivono anche come un grande realizzatore.
Per ciò che abbiamo visto finora, questo lato dobbiamo ancora scoprirlo.
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