Il primo Milan di Pioli La partita contro il Lecce ha mostrato una squadra in salute (ma sfigata)

25/10/2019

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C'era molta curiosità nel vedere all'opera il Milan di Stefano Pioli e in fondo, dopo dodici minuti il palato dei tifosi rossoneri era stato accontentato.
Nonostante l'avversario fosse semplicemente una neopromossa, il Milan ha collezionato azioni e tiri come non era mai accaduto nelle sette gare precedenti.
La mano dell'allenatore si è immediatamente vista, anche senza aver realizzato, la squadra ha dato spettacolo e questo è, di fatto un cambiamento epocale.
Tutto risolto quindi, tutto in discesa?
Nemmeno per sogno, perché i limiti della rosa ci sono e sono sempre gli stessi.
Intanto la squadra non ha proposto quel gioco sterile che ha caratterizzato le ultime due gestioni, ma soprattutto si sono rivisti gli inserimenti dei centrocampisti e dei terzini.
Ma procediamo con ordine.

La fase offensiva

Salta immediatamente all'occhio un elemento: calciare la rimessa dal fondo verso il centrocampo non è più un delitto! Sembra una sciocchezza tattica, ma in realtà Stefano Pioli ha dimostrato di non disdegnare il gioco sulle seconde palle, sebbene sia un'opzione da usare con le dovute precauzioni.
In fase di impostazione la difesa si schiera a 3, pur difendendo a quattro, come fanno molte delle squadre di respiro europeo, sono due i centrocampisti che si abbassano a prendere palla e uno dei terzini che si alza.
Questo schieramento ha fatto gridare a qualche osservatore al ritorno del WM, ma è chiaramente un abbaglio!
Continuando a salire, due laterali molto larghi per aprire le difese, una punta che si offre come riferimento centrale e la possibilità di inserimento dei centrocampisti.
Le imbucate, quindi, diventano uno standard di gioco, attaccando la linea difensiva avversaria spesso e volentieri con quattro giocatori, di cui uno di rincorsa che ha causato le due azioni da rete con Calhanoglu e altre occasioni con Kessie e persino Biglia.
Un atteggiamento decisamente diverso rispetto al passato recente, che ha divertito il pubblico e conquistato i tanti scettici del #pioliout.

La fase difensiva

In fase difensiva il Milan di Pioli si è schierato con due linee, una da quattro e in mezzo a cinque. Una copertura massiccia, con un pressing adibito al recupero rapido delle palle perse, altra caratteristica del calcio di ultima generazione, ma con ripiegamenti molto marcati. Il meccanismo, per quanto rodato, ha prodotto buoni risultati, considerando la caratura dell'avversario, ma è da rivedere contro squadre differenti e con padronanza di palleggio.


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La fase di transizione

In fase di transizione difensiva il Milan ha dimostrato una serie di limiti importanti, tanto che il Lecce ha prodotto le due reti, diciamo occasioni, con la stessa tipologia di giocata: attaccati sulla nostra sinistra con un'azione rapida, si è mossa la palla verso il centro mettendo in difficoltà i rossoneri. Dimenticando l'infortunio di Conti sul primo gol, è evidente che il terzino destro doveva prestare attenzione a più giocatori avversari liberi nella sua zona, con la difficoltà di presidiare la stessa, chudere o tagliare le linee di passaggio. Il centrocampista di reparto, prima Kessie e poi Krunic/Calhanoglu hanno coperto poco e questo ha prodotto il rigore e il tiro da fuori. Poco conta l'uscita tardiva di Musacchio, in fase di scivolamento da sinistra, era preoccupato più dalla linea che dagli avversari, ma mancava il centrocampista a chiudere.

Il risultato è frutto del caso

A vedere Milan Lecce 2-2 sui giornali sembrerebbe che il Milan è ancora una squadra malata, ma in realtà la fase di convalescenza e recupero sembra essere iniziata: le due reti incassate sembrano più frutto del caso che delle pecche della squadra.
C'è molto da fare, probabilmente una vittoria avrebbe fatto bene al Milan, soprattutto se si pensa che nelle prossime gare affronterà le due romane e i campioni d'Italia a Torino.
 


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