I leader sono Biglia e Reina Una rosa giovane ha due fari e qualche ottimo prospetto

25/10/2019

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Il Milan ha decisamente un problema di personalità in campo.
Il problema di una rosa che i media tradizionali definiscono giovane è trovare qualche giocatore di esperienza che faccia da chioccia, sproni o protegga i giovani.
In realtà, se analizziamo le squadre e i giovani inseriti recentemente nei campionati maggiori, si scopre che il problema non è rappresentato dall'età, nonostante per gli italiani anche un figlio trentenne è ancora giovane, ma dalla personalità.
Un giocatore professionista che si avvicina alla prima squadra ha indossato, durante vari anni, la propria armatura perché è uscito di casa presto, ha dovuto imparare a interfacciarsi con gli adulti presto, quindi non è un diciottenne o un ventenne qualunque.
Il fatto importante è che questi ragazzi, cresciuti troppo in fretta, restano dei bamboccioni, sono coccolati dalle società, hanno disponibilità economiche significative e quindi non hanno quella brama di emergere.
I talent scout in giro per l'Italia non valutano solo l'aspetto tecnico-tattico dei prospetti, ma anche la mentalità, l'impegno e la determinazione.
Nessuno è in grado di capire però determinate caratteristiche che sono alla base dello sport professionistico, come la capacità di leadership e di ispirazione.
Non sono doti evidenti da piccoli, ma è chiaro che sono importanti per creare una squadra di alto livello.
Al Milan mancano giocatori di spessore, quei leader capaci di scuotere i compagni e non è solo dall'epurazione di Allegri che mancano.
Il problema vero che, mercato dopo mercato, non sono stati cercati giocatori di grande personalità, puntando invece su prospetti interessanti.
Bonaventura, oggi trentenne, non è mai diventato leader nonostante sia un giocatore importante.
Suso o lo stesso capitano Romagnoli, non hanno fatto quel salto di qualità.
Al Milan, in questo momento, esistono solo due leader e sono Biglia e Reina, giocatori di personalità ed esperienza, capaci di toccare le corde di ragazzi del gruppo.


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Il secondo è in panchina fisso, il primo gioca a intermittenza e fisicamente è dietro al dinamico Bennacer, quindi spesso e volentieri la squadra non ha leader.
E' un problema?
In teoria no, una squadra può entrare in campo senza leader, ma i leader si vedono nel momento del bisogno, quando ci sono le difficoltà, quando si deve fare qualcosa in più, dare il 110%.
La presenza dei leader all'interno di ogni sport di squadra è necessaria per portare valore aggiunto ai dettami del mister, a risolvere quei piccoli problemi sul campo che sfuggono al controllo, a calmare gli animi nei momenti complessi, a portare via i giocatori dalle discussioni accese o, semplicemente, prendersi delle responsabilità.
Il calcio non è uno sport individuale, si deve remare dalla stessa parte per ottenere i risultati e non è solo una questione di spirito di gruppo o amicizia.
No, è una questione di testa, di partecipazione, di condivisione delle situazioni.
Non è un caso che nel canottaggio gli equipaggi con la "tara", quelli "con", offrano prestazioni migliori degli equipaggi "senza", nonostante il timoniere, per quanto piccolo, rappresenti un peso da portarsi a spasso.
I leader fanno questo, fanno fare il salto di qualità.
Al Milan, durante il mercato, non si tiene conto di questa caratteristica e non solo in quelli recenti.
I risultati si vedono.

 


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