Maldini e la fatica di essere dirigente Non importa se si è stati campioni. Fare il Direttore Tecnico è un altro lavoro

11/10/2019

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La cacciata di Giampaolo viene dopo un calciomercato che aveva visto il Milan in grossa difficoltà.
L’accoppiata Boban-Maldini, presentata come un “wonder team” dalla società e dai media ha lasciato parecchio a desiderare sia in sede di acquisti, sia di cessioni. E in tutto questo, c’è anche la scelta di un allenatore a dir poco particolare e problematico.
Dispiace dirlo, ma anche se i due viaggiano insieme, il responsabile tecnico, e quindi il titolare di gran parte delle scelte è Paolo Maldini. Per ruolo.
Se l’avallo di Zvone (Chief Football Officer) era più che necessario per l’allenatore, non è stato certamente così per i giocatori. Non tiriamo in ballo Massara, che è poco più che un passacarte.
E qui esce l’inesperienza che rasenta l’arroganza di Maldini.
Ha costruito una squadra con criteri non facilmente intuibili, ma di certo non adatta al gioco di Giampaolo. E se ha portato a Milanello probabili gioielli come Theo, Leao e, forse, Bennacer, si è liberato di Andre Silva solo con uno scambio last minute con Rebic, svendendo prima Cutrone.
La domanda che viene spontanea è: si può pensare di affrontare un intero campionato con un solo centravanti di ruolo in rosa?
Leao è probabilmente un futuro fenomeno, ma che certezze si hanno?
La società aveva fatto trapelare ai media che sarebbe arrivato almeno un big. Andiamo a “Chi l’ha visto”? Magari se ne scoprono le tracce.
Non va dimenticato poi che Maldini ha di fatto bloccato per oltre un mese il mercato rossonero alla ricerca vana di Correa, per cui l’Atletico Madrid chiedeva 50 milioni (per un panchinaro!). Neanche non esistessero altre ali sinistre al mondo…
Maldini ha di fatto costruito una squadra giovanissima senza quei necessari giocatori di esperienza che l’avrebbero tenuta insieme nei momenti difficili. Momenti che erano più che prevedibili fin dall’inizio per una squadra che aveva disputato solo 3 amichevoli in precampionato, senza gran parte dei titolari, e sottoposta ad un brusco cambio di modulo.


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Di quei giocatori d’esperienza, forse ne bastava anche uno solo, ma decisivo.
Va letta in questo senso, forse, la mossa disperata di Giampaolo di mandare in campo Biglia e Bonaventura dall’inizio a Genova: schierare quello che al momento è una sorta di ex giocatore causa infortunio, e un paracarro, per dare equilibrio. Troppi ragazzini in campo.
Ma se il tuo allenatore lascia fuori i giocatori di maggior talento e non mette gli altri in condizione di esprimere un gioco, va bene così? Va bene alla società che uno come Paquetà vada in panchina perché “troppo brasiliano”?
Sicuramente il “wonder team” è stato più volte a Milanello a seguire gli allenamenti. Non avevano nulla da dire, da ex campioni, sulle scelte dell’allenatore? Scelte che di fatto facevano perdere di valore i giocatori.
Insomma la lista degli errori di Paolo è sufficientemente lunga da poter affermare che se avesse studiato o fatto un po’ di gavetta, forse non saremmo in queste condizioni.
Non è voluto entrare nel Milan di Galliani e poi in quello di Cinesi perchè voleva un ruolo decisionale. 
Adesso ce l'ha e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. 
Essere stati campioni è un buon requisito, ma per diventare dirigenti operativi (e direttori tecnici in particolare) non basta. E’ un altro lavoro.
 


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