Le promesse sono debiti Gianpaolo si è presentato con promesse e premesse interessanti, ma...

11/10/2019

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Ritornando indietro di novanta giorni possiamo andare a rileggere e rivedere le dichiarazioni di Marco Gianpaolo durante la presentazione alla stampa.
Al di là del testa alta e giocare, è evidente che qualcosa è andato storto nel lavoro dell'allenatore, perché non c'è stato gioco, non si è trovata una formazione ideale, non si è trovata una sintonia con la società e i tifosi.

Il gioco

Il problema principale di Marco Gianpaolo è stato il gioco espresso dai rossoneri. Ma soprattutto, l'assenza di personalità in campo. Si è dato la colpa alla giovane età media della rosa, ma se in campo è andata la squadra che sostanzialmente ha disputato le ultime due stagioni, la scusa non è più valida. I limiti caratteriali del Milan di Montella e Gattuso non sono mai stati sistemati fino in fondo, ma solo mascherati. Non avendo ancora affrontato grandi squadre se non i nerazzurri, essere in balìa degli avversari non è una questione solo di gioco o di fisicità, ma di modo di stare in campo. Non tirare in porta contro squadre che, sulla carta, hanno una struttura tecnica inferiore, non è accettabile.

La filosofia

Il Milan di Gianpaolo sembrava costruito sulla premessa del bel gioco. Salvo qualche sprazzo, non si è mai vista quella mentalità di voler comandare la partita e ci si è assestati in una mediocrità quasi impressionante. Essere nominati come un "maestro di calcio" da personaggi illustri non è un traguardo, ma una responsabilità enorme che probabilmente ha condizionato l'operato dell'allenatore, portandolo a strafare quando sarebbe stato sufficiente fare. Si evince tutto questo dalle formazioni iniziali delle ultime gare, del tutto incomprensibili alla luce dello stato di forma dei giocatori. Anche il tira e molla sulla vicenda trequartista non è stata ben gestita, sia da parte dell'allenatore sia da parte della società, che non ha messo a disposizione i giocatori adatti al gioco del mister.


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Le dichiarazioni

Le conferenze di Marco Gianpaolo sono state fin troppo criptiche. Pur non volendo mai entrare nel merito delle partite, ha sempre difeso a spada tratta i propri giocatori e di questo bisogna dargliene atto. E' sullo stile che bisogna appigliarsi: troppo legato alla filosofia di gioco, a raccontare che bisogna entrare nella testa dei giocatori, nella necessità di metterli in condizione di farli divertire, quando lo spettacolo proposto è sempre stato profondamente insufficiente.
 


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