L’importanza di saltare l’uomo Serve per creare superiorità numerica a centrocampo

06/09/2019

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Una delle caratteristiche non certo positive delle ultime edizioni del Milan, comprese le prime due gare di campionato, è la scarsa capacità di creare supremazia attraverso un centrocampista che salti l’uomo e si proietti in avanti.
Il gioco fin qui visto ha sempre cercato di creare i movimenti quasi esclusivamente attraverso fraseggi – spesso sterili – che con pazienza andavano a ricercare un giocatore in avanti che potesse creare qualcosa di pericoloso.
Un classico: il difensore centrale che passa ad un centrocampista, quasi sempre pressato, e che la ritocca all’indietro. Va bene giocare in sicurezza, ma tentare di andar via non è vietato. Non è che si chiede di diventare dribblomani, anzi, ma di usare la tecnica come nel gioco a due tocchi.
Gli unici “strappi” che abbiamo visto nello scorso campionato sono stati quelli di forza di Kessie e Bakayoko, che però raramente si sono dimostrati poi determinanti nella fase realizzativa della squadra.

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Per il resto, specialmente dopo l’infortunio di Bonaventura, si è scelta la strada del possesso palla e della ragnatela di passaggi, sperando che prima o poi Suso tirasse fuori il coniglio dal cilindro. L'arrivo di Paquetà ha migliorato ma non risolto la questione. 
Ma questo non può esser l’unico schema su cui puntare, anche perché Giampaolo vede lo spagnolo trequartista e non più sulla fascia sinistra. Quindi uno che deve ricevere palloni “puliti” per poter innescare efficacemente le punte. Queste avranno il tempo di fare i loro movimenti e attaccare la difesa.
Non dovremo più vedere Piatek solo in area con tre difensori, e poi lamentarsi che non segna.
Ecco perché è importante avere centrocampisti che saltino l’uomo e che creino situazioni di qualità.

 

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