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Ha dettato molto scalpore la vendita di Patrick Cutrone al Wolverhampton. Non tanto per il prezzo o per la squadra dove è andato, quanto per la vendita in sé.
Molti l’hanno interpretata come la cessione di una futura bandiera, di un ragazzo nato nel vivaio e con il cuore tatuato a colori rossoneri. Uno che in campo mette l’anima e anche qualcosa in più. Una attaccante giovanissimo, già nazionale, su cui il Milan avrebbe dovuto costruire il proprio futuro.
E per giunta, viene sostituito da un coetaneo portoghese che forse sa a malapena che Milano è in Italia.
Tutto vero.
Però teniamo conto di qualche altro fattore.
In primis il bilancio. Patrick con la sua cessione ha generato una buona plusvalenza, magari non eccellente, ma sicuramente importante. E questo rientra negli accordi con l’UEFA.
Inoltre, duole dirlo, ma nello scorso campionato in 34 gare disputate (spesso subentrando dalla panchina) ha segnato solo 3 gol. Non esattamente una media strabiliante.
Inoltre, non ha mai segnato da subentrante, indicazione che è in grado certamente di dare un apporto notevole di grinta e dinamismo, ma scarsamente incisivo.
In sostanza, è uno che si “sbatte”, si danna l’anima, ma non produce per quello che fa.
L’annata precedente era andato in doppia cifra (10) in segnature, ma i difensori non lo conoscevano ancora.
Vista la giovane età magari imparerà ad essere più determinato. E l’ambiente della Premier League è l’ideale per un combattente come lui. Lì si divertirà e farà divertire i tifosi.
Certo, nella prima foto con la maglia ufficiale non ha una espressione esattamente raggiante. Ma siamo sicuri che non se ne pentirà.
E poi, come disse Galliani “a volte gli amori fanno giri immensi…”.
Ciao Patrick.
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