Questione di fame Un fattore che reiterato nel tempo porta ad una mentalità vincente

01/02/2019

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Ci sono giocatori che pur dotati di classe e tecnica non riescono a fare la differenza se non sporadicamente. Poi ci sono quelli che, magari meno baciati dalla dea della classe, sopperiscono alle carenze con lavoro, sbattimento e tanta grinta. Gli uruguaiani la chiamano la “garra”.
Infine, ci sono quelli che hanno doti tecniche ma che le uniscono ad una voglia straordinaria di emergere, di vincere, di superare le avversità. Magari per rivalsa sociale.
Gente come Gattuso, per esempio.
Ciò che li accomuna è la “fame” di vittoria. Quella voglia irrefrenabile di non mollare, di dare il 110%, di trascinare i compagni.
Questi fattori in campo si vedono e si distinguono molto bene.
Al di là del fisico diverso, non si vorrà paragonare Castillejo a Cutrone, Suso a Bakayoko, Borini a Kessie? Solo per fare qualche paragone in casa nostra. Senza voler infierire accostando Bertolacci a Biglia.
Farfalle contro rapaci.
L’esplosione di Bakayoko - fino all’arrivo al Chelsea uno dei centrocampisti più richiesti in Europa – ne è la dimostrazione. Da quando ha esordito, peggiore in campo, alle prestazioni ultime c’è un universo di differenza. Merito di Gattuso e del suo staff, ma anche della voglia del giocatore di riscattarsi per far vedere a tutti chi realmente fosse.
Ecco la “fame” di cui si parlava: un fattore che reiterato nel tempo porta ad una mentalità vincente.
Questione di carattere, di radici, ma anche di percorso personale.
Piatek ha già fatto vedere di avere la stessa voglia.
Se solo riuscissero a trasmetterla anche ad altri giocatori…




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