UEFA in cerca di una via di uscita Perché la sanzione che arriverà non potrà essere "esemplare"

07/12/2018

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Dopo un po’ di tempo tutti i media sono tornati a parlare del deferimento del Milan alla UEFA per la violazione del Financial Play Finanziario. Il tema è tornato di attualità dopo che il 20 novembre una delegazione rossonera, guidata dal presidente Scaroni (Gazidis non era ancora in carica), ha incontrato la Camera Giudicante per capire in che modo rientrare nei parametri del FPF e l’entità di una eventuale sanzione ai danni della società.
Adesso che la sentenza si avvicina si risentono le più fantasiose ipotesi di sanzione: da una maxi-multa fino al blocco del mercato. La fiera dell’un soldo per tre palle da tirare a bersaglio.
Sapere i regolamenti aiuta. Solo la FIFA ha il potere di limitare il mercato o l’acquisto di giocatori. Pensare che lo faccia l’organo governato dell’accoppiata monociglio-nomedafarmaco è quantomeno fantasioso. Possono certo porre delle limitazioni alla lista delle competizioni Uefa, come è successo per esempio all'Inter. Ma sulla squadra le competenze di Nyon finiscono qui.
Diverso il discorso dal punto di vista della sanzione pecuniaria commissionabile alla società. L’esclusione dalle coppe è già stata bocciata dal TAS.
Ceferin ha più volte dichiarato che quello del Milan sarebbe stato “un esempio per tutti i club”, nel senso che ci avrebbe dato una sanzione che avrebbe levato la pelle. Gli è andata male.
Anche perché ora nomedafarmaco ha un paio di problemi. Il primo riguarda l’ammontare della multa. Il Milan è accusato di aver violato il Fair Play Finanziario nel triennio 2014-2017. Anni con bilanci in picchiata e addirittura con due proprietà diverse. E’ da quelle cifre e percentuali che occorre partire.
Il secondo è che nel frattempo sono stati rimessi sotto la lente di ingrandimento i casi PSG e Manchester City, soprattutto per il secondo. grazie alle rivelazioni di Football Leaks, secondo cui il City avrebbe violato, come si può agevolmente leggere online sul DerSpiegel, le norme del FPF in materia di sponsorizzazioni (pagate personalmente dal proprietario).
Già nel 2014 la squadra inglese avrebbe dovuto esser esclusa dalle competizioni UEFA, per un bilancio così rosso sangue da far felice Dario Argento. Ma la pena fu commutata in 60 mln di euro di multa, ridotti poi a 20.
Stavolta non ci sono più Infantino e Platini e le cose dovrebbero andare diversamente.
Per la squadra francese siamo poi alle sponsorizzazioni retroattive per centinaia di milioni di euro, pagate dalla società di famiglia. Anche loro recidivi con la fantasia nei bilanci, come con gli acquisti “particolari” di Neymar e Mbappe.
E qui, da regolamenti, difficile evitare la sanzione pesante.
Ora, se Ceferin intendeva affibbiare una maxi-multa al Milan per pochi milioni di euro, cosa dovrebbe fare nei casi City e PSG? Una forte multa e l’esclusione dalle coppe dovrebbero essere matematiche, in teoria, e vista la gravità conclamata dei fatti, dovrebbero esser confermate dal TAS, che non troverebbe certo sproporzione tra reato e pena.
Ma la UEFA vorrebbe davvero uno o più anni di coppe senza due big di quel calibro? Peraltro, senza manifestazioni europee diventerebbe meno vantaggioso e più difficoltoso tenere una rosa con tutti quei campioni. Specialmente per il PSG, visto che il campionato transalpino non vale nulla neanche come diritti da broadcasting.
In virtù di queste considerazioni, non crediamo affatto che la UEFA si rimangi la volontà di sanzionare il Milan, ma che improvvisamente – per cause di forza maggiore – assisteremo ad una probabile multa dal valore quasi simbolico (pochi milioni). Magari fatta passare come riconoscimento della buona volontà messa dalla nuova dirigenza rossonera.
Il che consentirebbe a nomedafarmaco di non perdere completamente la faccia.
A meno che al monociglio non alletti l’idea di togliere due fortissime concorrenti per la Champions League 2019-20… E magari portargli via qualche pezzo pregiato in saldo.
Ma questa è un’altra storia.

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