Milan-Chievo: presentazione della partita Il Milan sempre più vicino al 4-3-1-2, magari con Calhanoglu e Kalinic

16/03/2018

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Dopo l'ennesima dimostrazione di coraggio e determinazione in quel di Genova, con tanto di vittoria coronarica al 94', mi sono chiesto, mentre improvvisavo un balletto adamitico roteando quanto rimaneva dei miei indumenti sparsi per il soggiorno, quale fosse il maggior merito di Gattuso nella sua esperienza da allenatore rossonero.
E' indubbio che le considerazioni tecniche siano ampiamente positive, partendo dalla rivalutazione di quasi tutti i giocatori per giungere ad una fase difensiva di altissimo livello ed efficacia. Ma, al netto delle due partite con l'Arsenal, del cui ritorno all'Emirates leggerete nel post scriptum, io voglio partire da quello che il Milan era diventato, una non squadra, corrispondenza antropologica semiseria ai non luoghi che Augé immaginò e definì  come tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di essere in contrapposizione al "luogo", inteso a sua volta come spazio in cui sono riconosciuti i legami sociali e la storia collettiva, uno spazio occupato, delimitato, difeso, organizzato e che soprattutto definisce l'identità del gruppo .
E' questo che è sempre stato il Milan, nella sua lunga e gloriosa storia, fatta di appartenenza, di fusione tra il sostegno dei tifosi ed una squadra che ha fatto comunque di tutto per incarnarne lo spirito. al contrario degli ultimi anni, nei quali il declino dell'interesse del patron impegnato nella politica attiva aveva trasformato il Milan in un non luogo calcistico, "incentrato solamente sul presente e caratterizzato dalla precarietà assoluta dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da un individualismo solitario, un posto dove, parafrasando l'autore, tutti, calciatori, tecnici, tifosi, transitavano, ma nessuno di loro per abitarvi.
Adesso, grazie a Gattuso e ad una nuova dirigenza, forse finalmente apprezzabile sotto il profilo operativo senza le distorsioni visive della gestione montelliana, non vediamo più dirigenti voraci, parametri zero a caso, cessioni dolorose ed acquisti immondi, agenti che spadroneggiano e fighette campestri a dettar legge in campo.


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Domenica sarà il Chievo a testare la tenuta mentale prima che fisica dei rossoneri cbe avranno poche ore dopo Londra per ricaricare le batterie. Partita insidiosa, perché il Chievo quest'anno somiglia tanto alla nonna di Checco Zalone che a luce accesa sferruzzava a velocità supersonica e a luce spenta cadeva in catalessi. Prova ne sono le ultime uscite dei clivensi contro Cagliari e Verona, con prestazioni troppo diverse per poter formulare un pronostico per domenica pomeriggio.
Diciamo che il rombo di Maran per essere efficace necessita di una applicazione mentale che adesso non si riscontra tra i nostri avversari e inoltre l'involuzione di Inglese, abbandonato sull'altare di gennaio dal Napoli fedifrago ha tolto un'arma importante all'attacco gialloblu.
Per il Milan, sempre più vicino al 4-3-1-2, faccio due nomi, Calhanoglu e Kalinic, ai quali prima o poi i folletti smetteranno di sgonfiare il pallone e rimpicciolire la porta per non farli segnare mai. E stavolta potrebbe essere quella buona.

Antonio Toullier

P.S. Serata di coppa nella quale i fantasmi degli arbitri come Pauly e Rosa Dos Santos, quelli che non vedevano i palloni dentro di un metro del Milan di Sacchi, sono ricomparsi su un Milan coraggioso ma certamente ancora troppo piccolo per certi livelli. Un consiglio al ciccione. Si sbrighi a portare via il suo Modigliani e a portare un pacco di milioni, prima che qualcuno scopra che magari lo hanno pescato in fondo all'Arno.


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