Milan-Udinese: il prepartita Montella è chiamato all'ennesima prova di coraggio

15/09/2017

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Vi ricordate l'Avvocato Messina, quel personaggio di pittoresco legale siculo che per difendere dei clienti accusati di efferati delitti, invocava improbabili attenuanti per i suoi assistiti, esordendo con la frase: "Chi siamo noi per dire cosa è bene e cosa è male?".
Esatto.
Chi siamo noi per dire che domenica Montella ha messo una squadra da ritiro del patentino, una schifezza gastronomica tipo la carbonara con la panna e il prosciutto cotto, con Montolivo nella massima espressione della scienza del retropassaggio, Borini stordito e inutile, Calabria stordito e basta.
Siamo quelli che, se dobbiamo vedere la squadra subire gol, preferiamo che comunque abbia forza e capacità di colpire.
Imbarazzante il fatto che Strakosha non abbia fatto nemmeno una parata, facendo ritenere che i maggiori problemi forse stiano nella fase offensiva, perché se la fase difensiva può migliorare solo con un cambiamento tattico passando a tre, nella fase offensiva è soprattutto un problema di uomini.
Oltre ai citati Montolivo e Borini, esiste il problema Suso, ormai letto dagli avversari con la facilità con cui si può leggere l'Almanacco Topolino, e anche quello delle due punte che dovrebbero essere schierate appena possibile.
Giovedì sera a Vienna il Milan ha prodotto calcio offensivo a velocità tripla rispetto alla domenica prima, soprattutto rispetto agli onanistici primi venti minuti che avevano illuso gli sprovveduti profeti dell'equilibrio grazie ad una disposizione al gioco verticale che ha favorito l'apertura degli spazi per le punte.
Contro l'Udinese, allenata da un Del Neri superato come i pantaloni a zampa d'elefante, Montella è chiamato all'ennesima prova di coraggio.


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Riproporre l'insipido 4-3-3 equivarrebbe a dare un messaggio alla squadra ed alla dirigenza di scarsa fiducia nella qualità dei giocatori nuovi, che ci riporterebbe indietro ai tempi del nulla inzaghiano, e metterebbe a nostro avviso a grave rischio la permanenza del tecnico campano su una panchina che non si addice a chi è avvezzo ai compromessi.
Non basta lo spauracchio di Jankto per non impostare una squadra che abbia forza e peso specifico in attacco, per impedire ai friulani di prendere e campo e di adottare quel gioco frammentato e a folate tipico del loro allenatore.

Antonio Toullier

PS: avevo un vicino di casa che possedeva una Ferrari, ma, per non far sapere a nessuno di averla, la teneva nascosta in un box a venti chilometri di distanza da casa. La “usciva” raramente perché doveva fare 40 minuti di traffico con una Panda scassata per andarla a tirare fuori. Ecco Montella la Ferrari in garage ce l'ha, e Vienna ne è la prova.
Che non si presenti mai più con la Panda dell'Olimpico o mi sa che qualcuno in società finirà per mettere lo zucchero nel serbatoio e lasciarlo a piedi.
Mister avvisato…

 

 


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