Il gran walzer di Austria Vienna – Milan Abbiamo avuto la capacità di muovere la palla e la difesa avversaria

15/09/2017

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Il Milan torna in Europa dopo anni e per l’occasione Montella, probabilmente in un momento di dispettosa resipiscenza, cambia praticamente tutto rispetto alla banda di profughi che domenica si era consegnata mani e piedi alla Lazio.
La difesa a tre, l’attacco a due punte, l’eretico turco in posizione di trequartista, persino troppa grazia per chi, come, noi auspicava fortemente qualche cambio di rotta.
Il primo tempo ha consegnato ai nostri occhi e a quelli invano scettici del nostro mister e dei fan dell’equilibrio, una squadra dalla follia offensiva che non si vedeva al Milan dai tempi di Ibra, Robinho e Cassano.
Calhanoglu era troppa roba per lo scolastico Austria Vienna, che ha pagato non solo il gap tecnico ma anche quello di velocità e reattività.
La grande differenza del Milan di ieri è stata la capacità di muovere la palla e la difesa avversaria, fino ad aprire spazi enormi dove Andrè Silva ha potuto soddisfare la sua famelica ricerca del gol, ben assistito dal turco in mezzaluna di grazia.


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Chiusa la pratica in venti minuti il resto è servito a testare la difesa a tre, a pagare la solita tassa della dormita di Zapata su una situazione di difesa schierata; e infine a vedere i due gol finali venuti in una situazione di guazzabuglio tattico determinata dall’ingresso contemporaneo dei due titillatori di palloni, Suso e Bonaventura.
Questi, a mio parere, non dovrebbero vedere il campo contemporaneamente per la loro incorreggibile tendenza a tenere troppo palla e a tirare da posizioni impossibili quando magari hanno l’area di rigore piena di compagni di squadra.
Va benissimo così anche se, siamo convinti, si finirà per avere due squadre e due modi di giocare: uno per la coppa e uno per il campionato. Almeno fino a quando il pavido mister non riuscirà a vincere le paure che appartengono solo a lui, e non alla squadra.

Antonio Toullier

 

 


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