Mercato: niente coppe niente big Se rimaniamo fuori dall’Europa, giocatori di fascia alta non arriveranno

24/02/2017

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Mettiamo subito le cose in chiaro. Il closing con il passaggio di proprietà si avvicina e con esso le cifre per il prossimo mercato, che tendono a lievitare giorno dopo giorno.
Fininvest, nelle parole di Berlusconi, ha sempre dichiarato di aver inserito una clausola contrattuale che vincola gli acquirenti a investire almeno 350 milioni di dollari (o euro) in tre anni per il rafforzamento della società.
Ciò significa che i nuovi padroni dovranno investire, in caso contrario scatterebbero penali o sanzioni. Ma significa anche che ci sono circa 110-120 milioni da spendere ogni bilancio, senza vincoli di singole quantità. Cioè si possono spendere 200 mln il primo anno, 50 il secondo e 100 il terzo, per pura ipotesi.
Ovviamente, al netto delle eventuali cessioni.
E adesso viene il bello. Si è già scatenata tra i media la caccia ai probabili acquisti multimilionari da parte di Fassone e co. Si leggono nomi di primissimo piano, di grande valore, al punto che mancano solamente CR7 e Messi (quest’ultimo però accostato all’Inter).
Peccato che praticamente nessuno di questi big sarebbe mai disposto a venire al Milan, anche quello pieno di fantastiliardi, se non con la sicurezza di disputare un torneo europeo, Sia esso la Champions League (meglio) oppure la Uefa League (già meno). Sarebbero i loro sponsor, cui non scarseggiano certo, che glielo impedirebbero. I loro lauti contratti prevedono una vetrina internazionale.


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Ecco perché è così importante, mai come quest’anno, qualificarci per la EL. Se no, i giocatori non vengono. Nel bene o nel male, quando il PSG iniziò la sua costruzione con un budget stratosferico, aveva la certezza di disputare le coppe. Noi no, questa certezza ad ora non l’abbiamo proprio.
Sparare titoloni con nomi internazionali roboanti, fa sognare i tifosi e discutere i commentatori. Ma si rischia di creare false aspettative, che fatalmente potrebbero rimanere deluse. 
Più facile arrivare agli italiani.
E stavolta non certo perché mancheranno i soldi da spendere.



 


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