Carissimo Pinocchio Il Milan nelle mani di un mentitore seriale?
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“Carissimo Pinocchio, amico dei giorni più lieti. Di tutti i miei segreti che confidavo a te”.
E’ una strofa di un famoso brano di Johnny Dorelli degli anni 60, in cui un bambino rimpiangeva con un fondo di amarezza la fiducia data ai personaggi della omonima fiaba.
La stessa amarezza che proviamo noi quando pensiamo alle parole di Giorgio Furlani: “non abbiamo bisogno di vendere nessuno”.
Un minuto dopo gongolava per la cospicua plusvalenza della vendita di Tijjani Reijnders al Manchester City e appendeva al collo praticamente all’intera rosa il cartello (S)vendesi.
Praticamente un degno epigono del burattino di Collodi.
In fondo a lui, uomo Elliott, cosa interessa dei tifosi, della competitività della squadra e altre amenità sportive del genere.
Con i 75 milioni dell’olandese ripiana il bilancio futuro dei mancati introiti della Champions League e non importa se ha sacrificato il miglior giocatore per rendimento dello scorso campionato, uno che va nella squadra di Guardiola a sostituire un certo De Bruyne. Uno su cui costruire una squadra intera.
Invece no.
Il nostro Pinocchio ha di fatto messo su un discount, vedi i casi di Musah e Theo Hernandez, la cessione di Terracciano, il mancato rinnovo di Maignan, l’intera difesa messa in discussione ecc.
Non che manchino i giocatori che a Milanello non avrebbero neanche dovuto metter piede – i nomi li sappiamo tutti - ma se anziché vendere questi (e chi li vuole?), cediamo i pochi pezzi pregiati, non ci siamo.
E la frase “Non abbiamo bisogno di vendere nessuno”, suona come una presa in giro per una tifoseria che, pur in una annata deficitaria (a esser buoni), è stata la settima più numerosa per presenze allo stadio a livello internazionale.
Forse Pinocchio vuole esser simpatico, pretende di incarnare il milanismo.
Peccato che non incanti più nessuno e che il suo naso cresca ogni giorno di più. Bugiardo!