Il risveglio tardivo Pioli ha ammesso la necessità di un cambio tattico: bene ma nel frattempo c’è stato il terremoto

03/02/2023

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Soltanto adesso che i buoi sono scappati dalla stalla, Stefano Pioli sembra aver compreso che il problema del Milan può essere di natura tattica. Le sue dichiarazioni sono sorprendenti perché sembra un marziano arrivato adesso sulla terra.
“Le ultime prestazioni ci vedono in difficoltà, questo mi deve spingere a capire che certe situazioni andavano migliorate e affrontate in modo diverso. Sto pensando sicuramente a tante cose, tutto quello che ci ha funzionato in questi due anni e ci ha permesso di fare un bel calcio e concreto in questo ultimo mese non sta funzionando. Allora qualcosina lo devi modificare, prenderò le decisioni opportune per aiutare la squadra ad avere più compattezza e posizioni che ci diano più equilibrio in entrambe le fasi di gioco”.
Ben svegliato Mister, verrebbe da dire. Qui non si tratta di mancare di rispetto l’uomo Pioli e nemmeno il professionista che tanto ha dato alla causa rossonera. Negarlo sarebbe assurdo. Ma risulterebbe altrettanto assurdo negare che il tecnico emiliano sia il principale responsabile di questo momento del Milan che non nasce a causa del destino cinico e baro, bensì che proviene da lontano.
Il Milan in estate ha tentato un azzardo tattico, ossia sostituire un trequartista centrocampista con un trequartista puro. Questa soluzione ha peggiorato la squadra perché non sempre l’aumento del talento porta benefici. L’equilibrio tattico non deve mai essere messo a rischio.
Ne è nato un Milan disequilibrato che ha spremuto tanti giocatori fondamentali (Kalulu, Tomori, Theo, Tonali e Bennacer) perché li ha fatti correre di più per coprire zone di campo maggiori. La squadra sin dalla prima giornata di campionato ha iniziato a rivelare una fragilità difensiva che dipendeva dal fatto che era troppo lunga sul campo.


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Nei primi mesi la squadra ha messo delle pezze a queste problematiche, ma il tempo piano piano ha presentato un conto salatissimo: squadra spremuta fisicamente. In questo contesto Pioli ha una duplice colpa: non essere intervenuto ad ottobre per cambiare tatticamente il Milan (il 4-3-2-1 visto contro la Juventus era la strada maestra) e non essere intervenuto dopo Lecce quando è stato evidente che la squadra aveva un deficit atletico acclarato. Pioli, testardamente, ha continuato a giocare con un modulo sbilanciato e con una interpretazione iper-offensiva (giocando uomo contro uomo in tutte le zone del campo) che ha esposto il Milan a tre figuracce epocali che hanno minato l’autostima del gruppo. Adesso pare essersi accorto, con colpevole ritardo, della necessità di cambiare modulo e strategia di gara. Meglio tardi che mai.
Tuttavia, in questo momento, Pioli deve recuperare la fiducia di uno spogliatoio fiaccato da alcune debacle clamorose che, con un atteggiamento meno talebano dell’allenatore, si sarebbero potute tranquillamente evitare.

Capitan Uncino

 


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