The job's not finished, yet! Un popolo alla ricerca della felicità
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Non sappiamo più che giorno sia oggi e quanti ne mancano a domenica. Abbiamo ormai perso il conto, totalmente anestetizzati da una tensione indescrivibile. Sarà colpa di diversi fattori: gli anni senza vincere nulla, disabitudine a lottare per qualcosa di importante, oppure semplicemente perché a noi sembra ingiusto esser ancora lì a giocarsi la vittoria, quando c’è un sistema che spinge ed ha spinto tutto l’anno per l’altro.
Potremmo restar qui a tediarvi per ore con i motivi per i quali siamo preoccupati della designazione di Doveri per il match di domenica ma, arrivati a questo punto, con lo stress che non ci fa dormire la notte, preferiamo lodare i nostri ragazzi.
Sì, perché sono gli stessi che ad inizio anno venivano denigrati dalla totalità degli avversari, ma anche dalla quasi totalità degli stessi milanisti. E pensare che un punto o meno possa fare la differenza e ribaltare il giudizio finale, ci sembra assolutamente ingiusto.
Lo scorso fine settimana a San Siro si è vissuto un pomeriggio magico, un’atmosfera fantastica, uno stadio che non si vedeva così da tanto, troppo tempo. Sarà che l’ultima volta rimane sempre indimenticabile perché ancora viva, ma domenica c’era un qualcosa di diverso rispetto al passato. Tutti, e dico tutti, hanno fatto parte di una coreografia incredibile; il popolo rossonero era un tutt’uno, senza distinzione di settore o ceto.
Un incitamento assordante prima, durante, e dopo la gara. Un’onda rossonera indiavolata e pronta a dare tutto l’appoggio possibile, pronta a lasciare qualsiasi goccia di sudore sugli spalti, proprio come i ragazzi sul campo.
Nessuno a fine gara voleva lasciare quello stadio, tutti si era inebriati se non addirittura ubriachi dei nostri colori, delle nostre emozioni. Il nostro stadio, la nostra casa, quel rossonero che colorava tutto l’impianto ha fatto a tratti anche commuovere.
Galliani che teneva in mano la bandierina rossa, Gordon Singer esultare come un ultras al gol, Massara gridare come se fosse posseduto allo sprint di Theo.
Se ci fosse stata la possibilità, li avremmo accompagnati cantando fino a questa settimana, alla prossima domenica, quella decisiva.
Notti difficili queste, il vero cuore rossonero non dorme tranquillamente, pensa e ripensa a quello può accadere la prossima giornata, alti e bassi che, come montagne russe, riempiono le giornate. Allora si va alla ricerca di corsi e ricorsi, positivi o negativi, non capendo che l’unica cosa che conta è la gara di domenica.
Come consiglio vi possiamo dire di non seguire trasmissioni sportive o altro riguardante la serie A, tutti non vedono l’ora di vederci capitolare.
La gestione “elliottiana” non è stata capita, e per questo viene osteggiata, come se gli alieni fossero sbarcati sulla Terra. Sarà pure per questo che siamo orgogliosi ancor di più del nostro Milan. Quando leggi che addirittura dev’esser preso d’esempio, come sulle colonne dei quotidiani d’oltremanica, o come quando il Presidente del Napoli riprende la propria dirigenza in quanto più costosa ma con meno resa rispetto al Milan, vuol dire che si è sulla strada giusta, che forse la luce in fondo al tunnel non è solo un’illusione.
È stato fatto un lavoro mastodontico, ma non è ancora finito.
La concentrazione deve rimanere alta perché non ci regaleranno nulla, ed il Sassuolo è squadra che ci ha messo in difficoltà negli ultimi due incontri disputati.
Diciottomila tifosi saranno al Mapei Stadium a spingere i nostri verso un obiettivo che mesi fa sembrava un sogno irrealizzabile. Sono arrivate richieste per centomila e più biglietti, un amore infinito che porterà un esodo verso Reggio Emilia con o senza tagliando d’ingresso.
Non ci interessa nemmeno cosa deciderà il nostro “falso amico” sindaco di Milano su possibili maxischermi o altro in quel di Milano, non ci interessano le chiacchiere da bar, le feste, le premiazioni; ci interessa solo quella maledettissima partita da disputare per chiudere un cerchio nato proprio in quello stadio due anni fa circa.
Un allenatore confermato quando ormai sembrava silurato dai soliti media, un gruppo che doveva esser ribaltato, ma che invece è stata la pietra miliare dove è stato costruito questo che noi oggi definiamo il nostro amato Diavolo. Questo Milan che ha riportato a far battere forte il nostro cuore rossonero, che ci ha risvegliati dal letargo, che ha riacceso quella fiammella quasi spenta che era dentro di noi.
La giocheremmo subito la partita con il Sassuolo, perché la tensione ci sta mangiando dentro, un’attesa spasmodica che molti la ritengono gradevole, come significato che siamo finalmente tornati dove ci compete.
Un popolo alla ricerca della felicità, noi e voi, come sempre: andiamocela a riprendere Milan!
FVCR
YouRedBlack
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