L'ultimo passo prima dell'infinito Crederci, per noi stessi e per dare una lezione agli scettici

20/05/2022

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Se siamo arrivati qui è perché ci abbiamo creduto e lo abbiamo fatto con grande forza mentale.
Non abbiamo mai smesso un attimo di crederci, nemmeno quando tutti ci dicevano che avevamo la sesta o la settima rosa del campionato, oppure quando i professorini del “so tutto io” argomentavano che senza Donnarumma e Calhanoglu avevamo perso in partenza 15 punti.
Abbiamo tenuto le orecchie aperte e la testa lucida quando ci accusavano di fare tanti punti soltanto perché gli stadi erano chiusi e ci siamo trincerati dietro un sorriso senza commenti quando in troppi si sono innamorati di quell’espressione (overperformare) che ci è stata appiccicata addosso per troppo tempo.
Nessuno ha mai avuto il coraggio e l’onestà intellettuale per dire che probabilmente il mondo giornalistico aveva sottovalutato il Milan, perché non aveva scelto di pesarlo sui parametri del campo (punti fatti, gioco espresso, crescita dei suoi giocatori) bensì sulla carta, un’espressione talmente insipida e vuota che svilisce le argomentazioni di chi si ritiene deputato al giudizio. Come si può giudicare sulla carta una squadra che, da due anni e mezzo, tiene una media superiore ai due punti in classifica?
Questo Milan sta stupendo in tanti perché in tanti non hanno mai voluto cogliere quelli che erano i segnali del campo. La carta è, in realtà, la coperta di Linus di tutti coloro che vogliono continuare a giudicare sulla base dei propri preconcetti, senza voler prendere atto che esista una realtà dei fatti con la quale è necessario confrontarsi.
Senza il riscontro del campo, ogni opinione rischia di rimanere intrappolata fra le sabbie mobili del pregiudizio, il padre di ogni ragionamento basato sulle idee fisse ed immutabili. In questi due anni e mezzo il Milan è stato capace di sconfiggere tanti pregiudizi, ha buttato fuori dalla porta troppi eretici che non credevano a ciò che vedevano e dipingevano una realtà che non esisteva, ha logorato larga parte di quella stampa sportiva (o anti-sportiva) che non è capace di riconoscere il merito e che deve sempre celare i complimenti a denti stretti dietro alibi assurdi o scuse risibili.
Arrivare all’ultima giornata da prima in classifica, con due punti di vantaggio sulla seconda, era per il Milan una speranza decisamente utopistica. Eppure ci è arrivato, nonostante alcuni episodi arbitrali ai limiti della commedia dell’assurdo. Manca l’ultimo passo adesso, quello che può aprirci la strada verso la gloria. Per farlo servirà un popolo milanista che diventa una cosa sola con squadra, tecnico e società.
L’ultimo passo, si sa, è quello più arduo. Ma è anche quel passo che può regalarci l’infinito. Coraggio vecchio Milan, tutti insieme, crediamoci sino in fondo!

Capitan Uncino


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