Milan: tutta sinistra e rinnovamento La tattica rossonera latita, così come i gol

22/04/2022

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Il Milan di Pioli ha dato spettacolo fino a dicembre.
Ma spettacolo vero, gol, gioco, azioni, controllo della partita e ritmo.
Da gennaio è cambiato un po' tutto: gioco meno incisivo, tempi di giocata più lenti e meno azioni pericolose.
Eppure da dicembre a gennaio la squadra non è cambiata, non è entrato nessuno nello spogliatoio a rovinare gli equilibri, per cui le ragioni sono da ricercare all'interno, o all'esterno.
Proviamo a esplorare le ipotesi.
Partendo dall'esterno, la squadra di Pioli, dopo un anno e mezzo sempre al top, è diventata una squadra da temere e le altre hanno imparato a conoscerla.
Il punto debole, perfettamente riconosciuto da tutti, è la difficoltà a giocare contro squadre che aspettano e ripartono in contropiede.
Non è un caso che l'ultimo derby, perso per tre a zero, al netto delle decisioni arbitrali, sia stato deciso da una giocata nei primissimi minuti e azioni di rimessa della squadra del fratello di Pippo Inzaghi.
Con le squadre di bassa classifica, tendenzialmente chiuse a protezione della propria porta, il Milan fatica tantissimo, ma non da questa stagione, da sempre.
Molto probabilmente il tipo di gioco espresso dal 4-2-3-1 non è in grado di scardinare le difese, soprattutto se viene a mancare Ibra, giocatore capace di fare reparto da solo.
Una mancanza strutturale, che però non può bastare per giustificare l'assenza di gioco visto da gennaio ad oggi.
Dopo la sosta natalizia, il Milan ha mostrato sostanzialmente due schemi definiti: il lancio lungo del portiere a saltare due linee di giocatori avversari e la fascia sinistra, con il tandem Hernandez-Leao che fa davvero la differenza e che ha pochi eguali in giro per l'Europa.
Anche per questi due giocatori, lo schema adottato ultimamente prevede che il terzino, invece di proseguire la corsa parallelo alla linea laterale, converga, dove però trova più gambe e avversari. Di fatto, il Milan ottiene un numero superiore di falli a favore nella trequarti avversaria, fatto incontrovertibile, ma che difficilmente riesce a concretizzare.
Leao, poi, ha un rendimento differente tra il primo e il secondo tempo, dove sostanzialmente partecipa a tre/quattro azioni e si spegne, cosa ovvia facendo strappi da 40 metri districandosi tra i difensori.
Il punto reale è che la fascia destra, da mesi, è sostanzialmente innocua, con errori anche grossolani. Sia Saelemaekers e Messias, nonché Calabria e Florenzi non garantiscono lo stesso numero di giocate pericolose rispetto ai compagni a sinistra, rendendo di fatto il Milan molto più prevedibile.
Diaz e Kessie come trequartisti non convincono fino in fondo, uno per concretezza e l'altro per lucidità, e questo provoca giocate nei pressi dell'area di rigore sempre un po' azzardate o ardite che sfociano o in tiri strozzati/rimpallati, se non in palloni persi in malo modo.
Sui calci piazzati il Milan fatica, anche perché gli angoli non producono molto, anche se dalle seconde palle qualche gol è arrivato, mentre sulle punizioni si fatica a vedere qualcosa.
Nella fase di transizione difensiva, lo schema per cui il centrocampista si abbassa sulla linea dei difensori in fase di impostazione costringe a un lavoro di copertura molto complicato, lasciando qualche metro di troppo agli avversari in contropiede.
L'efficacia c'è, perché il Milan imposta certamente meglio l'azione dal basso, ma i centrali devono recuperare le posizioni sugli attaccanti partendo larghi e quindi devono correre più metri e rischiano di farsi prendere di sorpresa.
Insomma, un Milan sempre sbilanciato a sinistra deve ritrovare le risorse per vincere e continuare a credere nel grande risultato di stagione.


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