Il silenzio dei ... "deficienti" (cit.) L’assurda scelta del management rossonero

21/01/2022

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Dopo quanto avvenuto durante la partita di lunedì scorso contro lo Spezia, esattamente un mese dopo l'annullamento (contro il regolamento) del gol di Kessiè contro il Napoli, continuare a parlare di campo, di calcio, di partite, di aspetti relativi al gioco, diventa praticamente inutile, una sorta di presa per i fondelli alla quale diventa difficile pensare di omologarsi.
D'altronde il tifoso rossonero cosa può fare?
Smettere di seguire è inconcepibile ed incompatibile con la propria visione fideistica del Milan.
Tuttavia pensare di analizzare le cose alla luce delle singole prestazioni al dettaglio dei Kalulu, dei Gabbia, dei Diaz e dei Bakayoko può essere forse un esercizio utile per ingannare il tempo, ma non ha alcun senso, se si pensa che il Milan la partita contro lo Spezia l'aveva comunque vinta, i suoi due gol li aveva fatti, al netto dei tanti errori davanti alla porta, figli di scarsa lucidità e di un po' di sfortuna. Eppure il tema non è questo.
Il tema è solo ed esclusivamente il silenzio del Milan inteso come società, che continua a dire che si fa sentire nelle sedi opportune e prosegue nella sua politica di non attaccare mai pubblicamente i vertici arbitrali.
Liberissimi loro di farlo.
Altrettanto liberissimi i tifosi di esprimere il loro sdegno, la loro assoluta contrarietà a questo atteggiamento algido che non pare trovare giustificazione alcuna.


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Se mi derubano io parlo.
Senza offendere, senza dare alibi, senza lasciarmi andare al complottismo. Però faccio clamore e vado in televisione con la faccia incazzata, perché dinanzi a certi episodi rimanere muti significa avallare certi comportamenti.
L'AIA d'altronde ha mandato Serra ad arbitrare il Milan, un esordiente, perché sa che contro la squadra rossonera si può sbagliare con minori conseguenze. Nessun dirigente che si lamenta, nessun presidente che fa casino, nessun allenatore che sbraita in sala stampa.
In dubbio pro reo dicevano i latini; in dubbio contra coglionem ci permettiamo di dire noi.
Gazidis, Maldini, Massara, siete dei dirigenti bravi e preparati, ma non state considerando un dettaglio fondamentale: il calcio è una passione e la passione vive principalmente del sangue che scorre nelle vene. Se tutto diventa sostenibilità finanziaria e stile il giocattolo finisce per rompersi e le conseguenze possono essere davvero nefaste ed inimmaginabili.

Capitan Uncino

 


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