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Inutile girarci attorno, la fine della campagna acquisti ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi rossoneri. Tutti ad aspettare il famoso numero “10” al posto dell’indimenticabile mercenario turco, ed invece si è finito con il brasiliano ex Crotone.
Nell’anno del ritorno in Champions ci si aspettava di più, molto di più, con tutto il rispetto per Messias che si spera faccia il Messia.
Impulsivamente c’è un po' di rammarico, perché viste le concorrenti, bastava veramente poco per dar la stoccata finale e partire in pole sulla carta, per quello che conta. Quel giocatore che tecnicamente avrebbe potuto dar un vantaggio alla nostra squadra, quell’atleta che ci avrebbe fatto spiccare il volo, chissà per dove.
Siamo convinti che il Milan berlusconiano, con Galliani artefice, ci avrebbe visti piazzare la zampata finale per sparigliare le carte, per dare quella spinta emotiva che a volte ti autoconvince sulla forza dei propri mezzi.
Oggi le sette sorelle hanno più o meno le stesse possibilità di vincere il campionato. La partenza del torneo non vede squadre nettamente in vantaggio sulle altre, anche se i campioni in carica partono sempre con i favori del pronostico.
L’analisi naturalmente non può fermarsi al famoso trequartista non arrivato, anche perché il Milan ha speso bei soldoni sul mercato e portato a casa con vari prestiti una decina di giocatori in tutto. Purtroppo la contabilità generale deve tener conto di aver perso due titolari senza aver incassato nulla, e se le strategie non cambieranno, si rischia di perderne altri la prossima estate.
Errare è umano, ma perseverare è diabolico, ed essendo il diavolo la nostra squadra potrebbe sembrare un punto a favore, cosa che non è affatto. Rimpiazzare i titolari andati via costa denaro, e se hai anche altri ruoli da coprire, poi inevitabilmente ti devi affidare a prestiti oppure ad operazioni fantasiose. Conseguentemente però ti ritrovi a perdere diversi obiettivi e finire con il Messias di turno, una situazione già successa lo scorso anno quando si era alla ricerca disperata di un difensore poi non arrivato.
Non entriamo nel merito dei due rinnovi saltati in aria con il bambinone parigino e il Dumbo turco, ma vogliamo risposte chiare per quanto riguarda il contratto di Kessiè.
Il giocatore due mesi fa diceva apertamente che per il rinnovo si poteva star tranquilli, si sarebbe risolto tutto al suo ritorno dalle Olimpiadi. Oggi si viene a sapere dai vari media, che l’ivoriano sarà probabilmente il prossimo giocattolino acquistato dal PSG. Errata corrige, magari fosse pagato, anche lui a zero.
Il Milan non può permettersi un’altra operazione del genere, ogni anno non si possono sostituire titolari sperando che la squadra migliori il proprio risultato sportivo senza un impatto negativo sui conti aziendali.
Saremo sempre grati a Elliott, che in una situazione economica disastrosa nel periodo peggiore dal dopoguerra ad oggi, sta facendo un lavoro encomiabile per rivalutare una società che era praticamente ferma all’età della pietra, sorretta solo dal blasone del suo nome e dei successi conquistati nel mondo durante l’epoca di Silvio. Ma intorno al Milan, a livello organizzativo, amministrativo e di marketing, c’era lo zero assoluto.
Se da una parte i supporters devono esser contenti di aver alle spalle un proprietario del genere, dall’altra si ritrovano sconsolati dal vedere che il realismo gestionale ha ormai preso il sopravvento sul lato sportivo che fa sempre meno sognare. Ultimamente vediamo spesso annunci di partner e sponsor legarsi al Milan, sappiamo che al tifoso non interessa come l’arrivo di un nuovo giocatore, ma ormai bisogna ragionare a 360 gradi ormai.
Dove ci hanno detto che il calcio era del popolo, un popolo di ragionieri evidentemente. Più sponsor, più entrate, migliori il fatturato ed hai maggior possibilità di spesa.
Diciamo che a Parigi se la passano meglio, esser amici dell’Uefa qualche vantaggio lo porta. Non chiediamo la luna, ma forse il Milan quest’estate non ha voluto più che non potuto.
FVCR
YouRedBlack
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