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Il Milan chiude la stagione al secondo posto in classifica, ma non per questo non è necessario vedere dove la società può migliorare.
Tralasciando il capitolo Super League, una questione spinosa di cui nessuno si è assunto le proprie responsabilità in società, guardando la gestione sportiva ci sono dei macro argomenti da affrontare.
Il primo riguarda i rinnovi di Donnarumma e Calhanoglu.
Non ci riferiamo alla professionalità dei giocatori, ma alla gestione di una situazione contrattuale che alla fine ha creato un danno alla società.
Infatti, piuttosto che perdere un giocatore a scadenza di contratto, si poteva gestire la questione in maniera diversa, o vendendolo durante l'estate scorsa o procedendo a un accordo che potesse in qualche maniera tutelare il patrimonio societario.
Vedere andare via Gigio Donnarumma a zero, per esempio, è una sciocchezza, perché con un contratto di 2 anni a 10 milioni e una clausola rescissoria di 30 il ragazzo avrebbe generato un ritorno importante per il bilancio del Milan, pur strapagando il giocatore.
Volendo, si poteva anche giocare sul piano del procuratore, andando a elargire un "premio" che comunque avrebbe alla fine garantito una plusvalenza.
La medesima questione potrebbe valere per Hakan Calhanoglu, con la differenza che la porta non è stata ancora chiusa da nessuna delle due parti.
In qualsiasi caso, non si può chiudere un contratto lasciandolo andare a scadenza se si è una squadra forte.
Il potere contrattuale è importante e ovviamente senza Champions per il Milan era decisamente basso.
Il discorso per Mandzukic è differente.
Il Milan ha atteso troppo per acquistarlo e anche questo comportamento ha fortemente inciso sulle prestazioni del giocatore.
Va dato atto a Mario Mandzukic di essere stato un grande professionista e un gran signore, ma purtroppo la sua presenza non è valsa alla causa della squadra.
Un errore che non deve ripetersi, perché alla fine il Milan ha giocato una stagione e mezza senza una vera punta in grado di sostituire Ibra.
Tra i meriti va segnalata la scelta di Tomori, per il quale sarebbe un delitto non vedere il riscatto.
La gestione dello spogliatoio, le discussioni con i giocatori e la disponibilità al dialogo con gli arbitri anche dopo aver subito degli evidenti torti rientra tra i pregi di uno stile Milan che vuole differenziarsi dallo scenario del calcio attuale.
Qualche perplessità, ma non si sa quanto tecnica o quanto volontà della società, è la gestione di Tonali, perché da un certo punto in poi è letteralmente sparito dal campo.
Un giovane su cui si è deciso di investire in maniera decisa, non può fare la riserva, con tutto il rispetto possibile, di Meité.
Il Milan sta crescendo come squadra e ha ampi margini di crescita.
Anche la dirigenza ha ampi margini di crescita.
Tutto ciò fa ben sperare per il futuro.