L’esigenza di un centravanti titolare Il Milan deve costruire la prossima stagione immaginando che Ibra non ci sarà

14/05/2021

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Il titolo di questo pezzo può sembrare una provocazione, ma non lo è né ha l’intenzione di assumerne le sembianze. Ed allora, per amore della verità, rendiamo prima i giusti meriti a chi ci ha restituiti al calcio competitivo, ossia all’immortale Zlatan Ibrahimovic.
Perché nell’ultimo anno e mezzo Ibrahimovic è stato capace di realizzare un autentico capolavoro e questo gli va riconosciuto in maniera assoluta: nessuno scudetto della sua carriera vale quest’impresa, qualora dovesse trovare compimento.
Arrivato all’inizio di gennaio del 2020 in una squadra in crisi di risultati, completamente spaesata, senza identità e senza alcuna prospettiva di crescita, il vecchio Ibra ha mutato approccio rispetto al passato.
Da giocatore pretenzioso che alza sempre il livello delle pretese, è diventato semmai il grande vecchio capace di trascinare e valorizzare il gruppo con il suo carisma smisurato e con la sua immensità tecnica ancora debordante.
Ha trasformato così, in 18 mesi, una banda di ragazzini in una combriccola terribile, capace di fare oltre 40 punti nel girone di ritorno della scorsa stagione, di chiudere il girone d’andata di quest’anno in testa alla classifica e di trovarsi ad un passo dalla qualificazione alla Champions League oggi.
Mancano due giornate e dipende solo e soltanto dal percorso del Milan: comunque vada tuttavia, Ibrahimovic ha ridato alla squadra rossonera una dimensione competitiva che il Milan non aveva più da quasi 10 anni.
Purtroppo però, anche nell’immensità assoluta del campione, stanno iniziando a venir fuori i normali ed inevitabili scricchiolii dovuti al tempo e ad una carta d’identità che sta per toccare la cifra tonda dei quaranta.
Il Milan ha fatto benissimo a rinnovare il contratto a Zlatan perché lui non è soltanto giocatore; è anche allenatore, motivatore assoluto, normalizzatore di situazioni, valorizzatore di talenti e di giocatori inespressi.
Ma il Milan, nel contempo, ha il dovere di ragionare e di programmare come se Ibrahimovic non ci fosse, come se la sua presenza fosse soltanto un surplus tecnico, un jolly da calare durante la stagione in certe partite. I numeri sulle sue presenze in questo campionato sono d’altronde emblematici.
Il Milan deve fare ciò per rispetto di sé stesso e delle proprie ambizioni, ma deve farlo anche e soprattutto per non disperdere tutti i benefici che ha sortito la coraggiosa decisione di riportare a Milano Zlatan un anno e mezzo fa.
Se oggi il Milan è una squadra vera, competitiva, che può guardare al futuro sapendo di avere una ossatura di giocatori giovani, con talento, valori e prospettive, moltissimo lo deve al suo Gulliver, rientrato al capezzale del Diavolo dopo una sconfitta tremenda per 5-0 contro l’Atalanta.
Forse quello di Ibrahimovic, oltre ad essere stato uno dei più grandi risultati della sua carriera, è stato anche l’ultimo sforzo prima di appendere gli scarpini al chiodo e pensare ad un’altra dimensione della vita, col calcio sullo sfondo, ma non più come interesse primario.
Per tali ragioni il Milan ha il dovere assoluto di proteggere questo sforzo e di tutelarlo in tutti i modi possibili perché se non lo facesse farebbe un danno grave a sé stesso e ai suoi tifosi. In estate quindi deve arrivare un centravanti titolare forte e di valore: è il primo ed imprescindibile obiettivo.
Ibra non ne sarà geloso perché, da uomo intelligente, capisce perfettamente che la vita del club deve andare avanti senza di lui e che non è possibile rimanere legati a qualcosa che, per ragioni anagrafiche, sta arrivando alla fine.
Se il club decidesse di prendere una punta di scorta, pensando ancora ad Ibra come titolare, commetterebbe un grave errore di valutazione, incurante dei numeri sulle presenze di Zlatan in questa stagione.
Il Milan deve quindi ragionare come se Ibra non ci fosse e in estate la prima operazione in entrata deve obbligatoriamente essere quella della punta centrale, andando a prendere un giocatore forte, efficiente fisicamente, rodato in Serie A. Pensare di non farlo potrebbe essere un azzardo assoluto.

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