Le ragioni dello scudetto di Conte Squadra perfetta per il campionato italiano, meno per la dimensione europea

16/04/2021

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L'Inter, nella scorsa stagione, ha sfiorato una clamorosa vittoria in Europa League con un cammino decisamente sopravvalutato, affrontando avversari abbordabili o, comunque, non trascendentali sino alla finale di fine agosto che l’ha vista poi soccombere contro un avversario maggiormente di lignaggio.
Contro il Siviglia infatti è emersa in maniera molto chiara una lacuna fondamentale dell'Inter, ossia l’incapacità di riuscire a giocare un calcio di dimensione europea perché, per struttura, è una squadra che preferisce difendere molto bassa e cercare gli spazi facendosi portare la pressione avversaria sino a ridosso della propria area di rigore.
A Conte, in questi anni, in tanti hanno sempre rimproverato una smagliatura alquanto evidente, ossia che le sue squadre fossero delle meravigliose macchine da guerra in campionato (questo, d’altronde, sarà il quinto campionato vinto dall’ex tecnico della Juventus in dieci anni), ma che non fossero in grado di riproporre la stessa forza in ambito europeo.
Le difficoltà iniziali dell’Inter nell’attuale campionato sono state generate da questo nervo scoperto dell’allenatore leccese che, sinora, in Champions League non è mai riuscito ad andare oltre i quarti di finale (ci è arrivato con la Juventus nel 2013), mentre in Europa League ha raggiunto una semifinale (nel 2014 con la Juventus) ed una finale (nel 2020 con l’Inter).
Singolarmente, sia la Juventus, sia il Chelsea (ossia le ultime due squadre di club allenate da Antonio Conte), subito dopo la fine del rapporto professionale fra lui ed il club sono riuscite a raggiungere in Europa risultati migliori: la Juventus facendo 2 finali di Champions League con Allegri in 3 anni ed il Chelsea vincendo l’Europa League con Sarri soltanto due anni orsono.
Animato da questi pensieri e da una ribalta europea sempre molto ambita e che, probabilmente, stava divenendo quasi un’ossessione per lui, Antonio Conte ha provato a cambiare impostazione alla sua Inter nella fase iniziale del campionato, rendendosi conto tuttavia di non avere i giocatori per alzare il baricentro del gioco e per provare a fare un tipo di calcio più europeo.
Il derby d'andata fu perso dall’Inter proprio su due reti in ripartenza da parte del Milan in cui viene presa alta l'Inter. D’altronde, Skriniar, De Vrji e Bastoni sono fortissimi se hanno poco campo da coprire. Se giocano alti invece diventano attaccabili sulla rapidità. Difendendo di posizione si esaltano perché sono fortissimi di testa, hanno fisicità e sono dotati di un grande senso della posizione.
Non sono casuali i numeri difensivi dell'Inter prima e dopo la gara di andata col Sassuolo (il vero punto di svolta di questa stagione agonistica), in cui è cambiato l’atteggiamento tattico della squadra di Conte.
Negli ultimi 10 anni, in Serie A, in ben 9 occasioni ha vinto il campionato la squadra che prendeva meno gol; ha fatto eccezione soltanto la Juventus di Sarri che, infatti, ha vinto soltanto di un punto sull’Inter di Conte.
Il dibattitto sul bel gioco è quindi alquanto sterile, finanche fuorviante, perché non ha senso dire che gioca male una squadra che fa 69 gol in 30 partite e che ha il secondo miglior attacco della Serie A. Andrebbe semmai analizzato il contesto: in Italia un certo tipo di gioco è efficace e redditizio. Lo dimostrano i numeri di tante stagioni. In Europa invece molto meno.
Poi ci sono i gusti degli appassionati di calcio e dei tifosi che, com’è normale che sia, hanno da sempre diritto di cittadinanza perché nella discussione si annida il piacere delle cose. Dividersi però, meramente, in giochisti e risultatisti è una visione delle cose semplicistica, che non considera il valore del campo.
Non è casuale che Carlo Ancelotti abbia vinto solo un campionato in Italia (pur avendo allenato Juventus e Milan) ed abbia invece tre Champions League nel suo palmares: è una questione di stile di gioco che non è mai certezza di vittoria ma che, in certi contesti, può dare più vantaggi, in altri contesti può invece dare più svantaggi.
In sostanza, non esiste l’allenatore perfetto che vince sia in Italia e sia in Europa con lo stesso stile di gioco. Il successo dell’Inter, fra i confini nazionali, è senza dubbio meritatissimo, perché Conte ha proposto uno stile di calcio che nel nostro paese funziona e che riesce quasi sempre a portare risultati considerevoli.
Il passo successivo sta nel prendere atto di come questa visione del calcio, in ambito europeo, non abbia le attitudini e le possibilità per imporsi, in quanto in Champions League si gioca un calcio più raffinato, in cui la capacità di giocare a sistema puro prevale sui tatticismi di maniera e la tecnica continua ad avere una preponderanza maggiore rispetto alla fisicità.

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