Il portiere burattino Il Milan non deve assolutamente alzare l’offerta economica a Donnarumma

02/04/2021

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Non è un problema di appartenenza o di spirito di bandiera; è soltanto una mera questione di denaro. Ciò che separa Gianluigi Donnarumma dalla firma sul rinnovo di contratto col Milan sono, mal contati, 3-4 milioni di euro netti d’ingaggio fra quanto offerto (7+1 di bonus) e quanto richiesto (10+2 di bonus). Non certo bruscolini insomma, bensì una quarantina di milioni lordi spalmati su 5 anni.
Ciò che risulta singolare in tutta questa vicenda non sono però le richieste di Mino Raiola: stona semmai la narrativa retorica del miglior portiere del mondo e della bandiera rossonera che si vorrebbe legare ai colori rossoneri.
Innanzitutto, è bene essere chiari, Donnarumma non è il miglior portiere al mondo. Magari lo diventerà in futuro, ma oggi è soltanto un portiere con grandissimo potenziale e con quelle normali sbavature figlie dell’età.
Attualmente il numero 99 rossonero è formidabile tra i pali, ma lo è molto meno nelle uscite, aspetto sul quale deve migliorare, imparando a governare la difesa ed a scegliere con maggior perizia i tempi d’uscita.
Nel maggio del 2018, alla fine di una stagione particolarmente tribolata, il Milan perse la finale di Coppa Italia contro la Juventus per 4-0; mai, in 120 anni di storia, la squadra rossonera aveva perso una finale con uno scarto talmente ampio.
In quell’occasione Donnarumma fu protagonista in negativo, regalando il secondo ed il terzo gol alla Juventus in maniera clamorosa (in stile Karius nella finale di Champions League del 2018) con una parata goffa su un tiro di Douglas Costa ed un omaggio floreale all’incredulo Benatia.
Nella stagione 2018-2019 invece, il Milan ci ha rimesso due derby per due sue uscite accennate ed imperfette nell’area piccola e, probabilmente, anche la qualificazione alla Champions League. Il gol di Icardi (ottobre 2018) e quello di Vecino (marzo 2019) erano di certo evitabili con un presidio dell’area piccola più sicuro da parte del portiere.
Tutto normale ed assolutamente lecito quando si ha 20 anni: certi errori fanno parte del percorso di crescita che qualsiasi estremo difensore deve fare e non può non passare da serate negative e cappellate marchiane.
Tuttavia, alla luce di ciò, ci si chiede per quale ragione il Milan debba remunerare Donnarumma come un portiere top quando questi, ad oggi, non ha mai reso da top. Grandissime parate, alternate a momenti negativi, non in linea con lo status di predestinato.
Tanto per intenderci, il Buffon di Parma, fra il 1998 ed il 2000, aveva ben altra forza e ben altra completezza tecnica. Probabilmente aveva anche un talento più cristallino del Donnarumma attuale. Eppure non si ricordano ingaggi ultramiliardari per il Buffon dell’epoca.
Il circo messo in scena da Mino Raiola può anche avere un senso dal punto di vista di una trattativa economica: ogni parte d’altronde rema acqua al suo mulino. Eppure, non si capisce, per quale ragione in molti fra i tifosi ritengano che la presenza di Donnarumma in organico sia precondizione assoluta di competitività.
Negli ultimi 6 anni lo stabiese è stato l’estremo difensore titolare del Milan ed in queste stagioni mai il Milan si è qualificato alla Champions League. Dovrebbe farcela quest’anno, perché l’arrivo di Ibrahimovic ha cambiato completamente lo scenario.
In definitiva, un grande attaccante di 39 anni ha inciso più del portiere presunto fenomeno. Forse perché, ad ogni latitudine, è ben noto come nessun portiere incida quanto i giocatori offensivi sui risultati della squadra.
E quindi se è vero, come è vero, che Buffon, il miglior portiere del mondo degli ultimi 20 anni, non ha mai vinto la Champions League, mentre il carneade Keylor Navas ne ha vinte 3, forse sarebbe il caso di fermarsi dinanzi a certe richieste che non hanno ragione d’esistenza.
C’è poi l’aspetto bandiera: solo accostare questa parola a Donnarumma, profana la storia e la tradizione del Milan, che non si è mai visto ricattare economicamente dai Baresi e dai Maldini per un rinnovo di contratto. Altra pasta, altri uomini. Uomini appunto. Non burattini.

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