Società A.C. Milan dove sei? Per quanto tempo ancora dobbiamo assistere ai massacri mediatici nel più profondo silenzio?

29/01/2021

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Il falso perbenismo è da sempre all’ordine del giorno in un Paese come l’Italia che ha vinto e festeggiato un Mondiale nel quale Materazzi provocava Zidane in ordine ad alcune presunte doti della di lui sorella.
All’epoca il prode Materazzi era un eroe da idolatrare, immolatosi per la causa della vittoria azzurra. Oggi invece, dopo un classico battibecco di campo fra Ibrahimovic e Lukaku nel derby di Coppa Italia di martedì scorso, ecco arrivare la cavalleria rusticana dei benpensanti in servizio permanente, lesti a celebrare il povero martire belga, vittima delle intemerate dello sbruffone svedese.
Ed ovviamente, non poteva mancare il riferimento esplicito al razzismo, che ci sta sempre come il cacio sopra i maccheroni. In realtà il fatto in sé è sin troppo banale e andrebbe ridotto ad una mera questione di campo.
Lukaku subisce un fallo da Romagnoli ed ha una reazione spropositata. Spinge energicamente il capitano rossonero, dà una mezza manata a Saelemaekers ed a quel punto Ibrahimovic si avvicina per dirgli qualcosa.
Volano parole che non sono scritte nella Bibbia fra i due (insulti alle madri compresi), ma è Lukaku a perdere la testa, nonostante sia stato lui a cominciare tutto. Il belga dà vita ad una reazione nevrile, figlia di un umore forse sin troppo esasperato.
Il riferimento, da parte di Ibra, ai riti vodoo praticati dalla sua mamma sono un qualcosa che lo manda fuori di testa. Il clima mediatico che ne viene fuori è molto singolare: “Ibra diventa il razzista e Lukaku diventa la vittima. Hanno sbagliato entrambi, ma il provocatore è lo svedese”.
Strano perché quello che inizia i comportamenti non sportivi è proprio Lukaku. E l’unico che augura la morte ad un collega è sempre il belga. Tuttavia i benpensanti hanno già orchestrato la tavola per la scure moralista pronta a calare sopra il bullo svedese.


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In tutto questo, ci chiediamo, dov’è la società Milan? Si rendono conto che, in certi momenti, il club dovrebbe intervenire a tutela non solo del proprio buon nome, ma anche dei propri tesserati e di un clima mediatico generale che non lascia presagire nulla di buono per il futuro?
Ma soprattutto, Ivan Gazidis e Paolo Maldini sono consapevoli del fatto che a certi livelli ciò che viene percepito a livello di opinione pubblica, finisce per pesare molto più di ciò che è accaduto realmente?
Il Milan, a nostro avviso, non può rimanere anche in questa occasione silente. Passi per il mutismo tombale su una serie di episodi arbitrali molto discutibili. Ma sulla criminalizzazione del giocatore più rappresentativo della squadra forse sarebbe il caso di scendere in campo con i carichi pesanti.
I campionati d’altronde non si vincono soltanto con gli acquisti e con una saggia gestione delle risorse (che è giusto riconoscere alla società), ma anche con una buona politica estera e con una intelligente politica di difesa.

Capitan Uncino
 


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