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Da quando è arrivato Pioli in panchina Davide Calabria è rinato. O meglio, è tornato ad esser quel terzino che tanto ci aveva fatto sperare ai suoi esordi.
Negli ultimi due anni sembrava avviato ad una sorta di mediocrità: svagato, poco concentrato e con molti svarioni in fase difensiva, non particolarmente utile in fase di attacco.
Tutto pareva ricondurre alla parabola di un altro ragazzo, cresciuto anch’egli nel vivaio, che però non ha mai mantenuto le promesse: di Sciglio. Nessun rimpianto quanto fu venduto alla Juventus, dove si è seduto in panchina e viene buono giusto per gli allenamenti.
Davide non è Cafù e neanche Tassotti, non lo sarà mai, però in questo 2020 ha dimostrato che nel Milan può giocare come titolare e con grandi prestazioni.
Sarà che gli hanno tolto Suso da davanti e con lo schieramento di Castillejo e Saelemaekers, decisamente più portati e abili a coprire, sulla fascia destra si soffre di meno. E Calabria sfoggia prestazioni di qualità e quantità, come aveva mostrato ad inizio carriera.
C’è chi azzarda che la mancanza di pubblico negli stadi abbia compensato l’ansia da prestazione. Può essere. Però è innegabile che finora il suo rendimento è sempre stato più che positivo. Può aver contribuito anche l’inserimento al suo fianco nel reparto di Kjaer, segreto non celato per le prestazioni efficaci della difesa.
E che ci tenga a rimanere al Milan, lo testimonia il gesto del suo rinnovo senza chiedere alcun adeguamento. Una perla rara nel mondo del calcio.
Adesso poi è anche approdato in Nazionale, segno che anche Mancini si è accorto della sua crescita e costanza di rendimento.
Continuasse così, avremmo risolto il problema in quel ruolo per molti anni, visto che Davide è del 1996.
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