Ibra è come il whisky Invecchiando migliora e diventa più pregiato

30/10/2020

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Ha saltato le prime partite per il Covid e già in tanti si chiedevano in che condizioni si sarebbe presentato in campo.
Vista l’età, uno stop di un paio di settimane o più avrebbero richiesto tempo per entrare in forma.
Invece, tanto per cambiare, Ibrahimovic ha smentito tutti.
Anzi, ha distribuito schiaffi, visto che in sole tre partite ha segnato sei gol ed è capocannoniere.
Che sia il leader dentro e fuori dal campo ormai è evidente anche ai suoi detrattori, che devono arrampicarsi sugli specchi con i vari distinguo che ai tifosi tocca sorbire durante le telecronache in TV o nei commenti post partita.
E’ chiaro che lo svedese ci ha preso gusto, visto che dubbi e critiche non fanno altro che nutrire il suo ego ipertrofico. Solo che lui certe cose se le può permettere.
Ha ormai capito – e bene - come risparmiarsi anche in campo, rimanendo lucido fino alla fine, quando spesso i suoi avversari sono stremati.
Ha capito che è lui che (anche vocalmente) guida la squadra, distribuendo incoraggiamenti e occhiatacce ai compagni, che sanno che lui c’è. Non solo come presenza fisica, ma soprattutto come un mental coach sul campo di gioco.
Non si può negare che nei giorni scorsi l’orologio biologico ha fatto l’ennesimo scatto annuale in avanti, ma ad esser onesti, non se ne è accorto nessuno.
Alla sua età è ancora determinante e, specialmente in Serie A, è ancora decisivo. Molto ma molto di più di tanti giocatori osannati dalla critica.
Gli altri parlano, per lui parlano i fatti.



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