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Il Milan ruota e gioca intorno al suo totem Ibrahimovic. Un signore che si avvia a compiere 39 anni e che è il leader carismatico della squadra.
Quando è arrivato era reduce dal campionato USA – non proprio il più competitivo – e al Manchester United aveva subìto un gravissimo infortunio. E’ bastata una distrazione muscolare all’inizio della preparazione della Fase 2 lo scorso campionato per far scattare l’emergenza in attacco.
Del resto il reparto vede solamente altro due giocatori: Rebic, che non è un centravanti, e Leao che è giovane, discontinuo, talentuoso, ma non è una prima punta.
Al momento siamo messi ancora così. Ibra-dipendenti.
La società non sembra muoversi nel procurarsi un vice per lo svedesone. E il rendimento di Colombo sembra promuoverlo come suo primo sostituto.
Ma occorre tener conto di una serie di fattori. Il ragazzo è talentuoso ma non è ancora pronto. Leao non si è ancora allenato. E chi può scommettere che Ibra potrà giocare tutte le partite da qui a fine maggio? Non ci sono solo gli infortuni, ma anche le squalifiche, per esempio. Giova ricordare che arbitri con noi non sono stati particolarmente teneri, facendoci passare come una squadra di picchiatori: chiedere informazioni a Bennacer.
Ritornando a Colombo, nelle amichevoli ha segnato con regolarità, ma in Serie A (e speriamo in Europa) la musica è diversa.
Può essere che possa crescere e diventare il nuovo Bobo Vieri (alcuni hanno fatto paragoni di questo genere), ma ricordiamoci le carriere di giovani della Primavera promettenti e qualcuno etichettato da “predestinato”, come Cutrone, Paloschi e Petagna.
In tanti scommettevano su di loro. Dove giocano oggi?