Sicuri che è vecchio? I dubbi su Ibrahimovic non hanno ragione di esistere

24/07/2020

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A Reggio Emilia il ruggito di Ibra ci ha fatto vincere la partita. Anzi, due ruggiti. Talmente forti che a qualcuno che lo continua a etichettare come vecchio e imbolsito, gli si saranno scompigliati i capelli.
Sistemata la questione allenatore con il rinnovo a Pioli, il prossimo passo di Gazidis dovrebbe essere una telefonata a Ibrahimovic. Anzi, forse sarebbe meglio un appuntamento in sede, che fa più british style.
E lo svedese non aspetta che quello.
E’ vero che ha 39 anni. E’ vero che non è più agile e scattante come una volta, E’ vero che ha perso in potenza fisica. E’ vero che ha cambiato il suo modo di giocare. Ammettiamo tutto.
Ma se il Milan è in lotta per il quinto posto lo si deve anche e soprattutto alla presenza dello svedese.
Il suo carisma, la dedizione al lavoro, la cura maniacale per i dettagli sono un esempio per i compagni. E’ stato il catalizzatore che è mancato nelle ultime stagioni: uno che si carica la squadra sulle spalle e con l’esempio – se non con la forza fisica – porta tutti a raggiugere l’obiettivo.
Se l’arbitro a Firenze non avesse seguito un regolamento idiota (poi cambiato) avrebbe segnato pure il gol più bello del campionato.
Per rendimento composto (gol, assist, miglioramento dei compagni) è ancora uno dei 10 attaccanti più forti del mondo.
Certo, è più soggetto a infortuni di una volta, e commette più errori. Ma dove lo si troverebbe (il cartellino è gratis) un attaccante con le stesse caratteristiche, lo stesso rendimento e che supporti così i propri compagni?
E’ ovvio che Ibra è intelligente quanto è brontolone, eternamente in conflitto di esigenze con sé prima che con gli altri.
Non confermarlo sarebbe un gravissimo errore.



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