Da #Pioliout a due anni di contratto il passo non è breve Un dietro front clamoroso che mostra la fragilità (o assenza) di progetto

24/07/2020

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Pioli aveva firmato un contratto capestro con il Milan, un biennale per l'esattezza, il 9 ottobre 2019.
Arrivava sulle macerie del Milan di Gianpaolo, che non ha mai espresso un calcio apprezzabile sia per risultati sia per gioco espresso.
Stefano Pioli aveva sottoscritto un "gentlemen’s agreement" secondo il quale il tecnico avrebbe lasciato il club a giugno se non si fosse qualificato per le competizioni europee.
Lo stesso accordo pare che prevedesse anche un bonus per la qualificazione alla prossima Champions League.
Quindi, Stefano Pioli godeva di un contratto a scadenza 30 giugno 2021.
A questo punto, una volta che non si è trovato un accordo con Ralf Rangnick, perché si è subito corsi al riparo allungando il contratto di Pioli?
Ma soprattutto, qual era la necessità di compiere questo passo immediatamente, suggellato da foto di baci e abbracci tra Presidente, Amministratore Delegato e Mister?
Da dicembre, non da giugno, Stefano Pioli era a conoscenza del fatto che l'Amministratore Delegato del Milan aveva deciso di puntare con decisione sull'arrivo di Ralf Rangnick, contro il parere di Maldini e Boban, anzi, determinando uno scontro interno alla società che è durato mesi e mesi.
Qual è il senso di una trattativa che avrebbe portato chiunque al posto di Pioli sull'orlo dell'esaurimento?
Difficile trovare una risposta.
Quello che la storia del Milan conserverà non sarà la diatriba tra Gazidis e i dirigenti, non sarà l'addio di Rangnick visto che non è mai arrivato, ma il comportamento esemplare di Stefano Pioli nel rispetto della società e nel rispetto dei tifosi che amano il Milan.


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E' partito con il 4-3-3 e poi, complice l'arrivo di Ibra, ha cambiato modulo e oggi l'accoppiata Bennacer-Kessie è probabilmente la più forte del mondo, Ibra un giocatore rinato, Rebic e Hernandez due goleador molto continui, Calhanoglu un giocatore di grande classe, e Kjaer e Romagnoli una coppia incredibile, nonché un Castillejo molto più concreto di Suso.
Un Milan su cui Pioli ha l'opportunità di costruire se la rosa verrà rinforzata, ma i tempi del rinnovo suonano molto stonati.
Soprattutto, suonano fuori tempo massimo nel momento in cui trapela il rinnovo di Rangnick con il gruppo Red Bull.
Non c'era fretta.
Certo, per Stefano Pioli è una bella rivincita, una grandissima soddisfazione, perché da ultimo della lista dei papabili, è diventato il mister per acclamazione, quello che ha spaventato Ralf, l'uomo di ferro, a suon di risultati, di lavoro, di dichiarazioni sensate.
Anzi, di buon senso.
Proprio del buon senso, diciamolo, il Milan ne ha tanto bisogno.
 


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