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A leggere le dichiarazioni della dirigenza e proprietà, il Milan è proiettato sul futuro e molto meno interessato al presente.
Lo stadio, i nuovi dirigenti, il prossimo allenatore, il mercato che arriverà.
Eppure c'è una semifinale di coppa da giocare e dodici gare di campionato, 36 punti in palio, esattamente come quelli attualmente in classifica.
Ibra ha detto nel faccia a faccia con Gazidis che un Milan senza progetto non è il suo Milan e oggettivamente nessuno può dargli torto.
Sembra che in Via Aldo Rossi, a Mayfair e a Manhattan ci sia maggior entusiasmo nel pensare al nuovo stadio, per altro in comproprietà con la seconda squadra di Milano, piuttosto che l'arrivo del sostituto di Maldini e del futuro allenatore al posto di Pioli.
Di negoziazione con l'Uefa, di farsi sentire nei confronti dei media che mancano costantemente di rispetto nei confronti dei tifosi (altro giocatore soffiato al Milan... altro giocatore in bilico...), di supportare i giocatori non se ne parla.
Dire qualcosa di rossonero non se ne parla, e non è un problema che riguarda solo Ivan Gazidis, perché le parole del presidente Scaroni, "abbiamo contagiati in via di guarigione", non sono state apprezzate dai tifosi.
I tifosi non pretendono grandi cose, ma all'ennesimo progetto di ripartenza, il rilancio del Milan e quel #andràtuttobene hanno stancato.
Pensare al presente, ad un obiettivo che è ancora raggiungibile, almeno sulla carta e con il fischietto ancora nello spogliatoio tutto è possibile, eppure si pensa solo al futuro, al progetto prossimo.
A leggere certe affermazioni si torna all'ultimo Galliani e alla coppia di fatto Fassone-Mirabelli, all'osanna cantato per l'arrivo del Maestro.
Non c'è alternativa, pare, ma essere disfattisti, in società, non è consentito.
Non è tollerabile.
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