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"Deve vendere, deve vendere a chiunque basta che si tolga dalle scatole". Non sono passati poi troppi anni da quando una buona fetta del tifo rossonero dipingeva Silvio Berlusconi come il male assoluto e la sua gestione del club come il "cancro" da cui liberarsi per poter tornare ad essere il Milan. Facile oggi rievocare frasi del genere e classificarle nei contenitori della scarsa lungimiranza e della mancanza di riconoscenza. Il problema è che spesso i tifosi parlano di storia del Milan senza capire che di questa storia l'artefice principale è stato proprio Silvio Berlusconi. E quindi, contestualmente, infangare Berlusconi come presidente del Milan, significa riempire di fango la storia del club per il quale si sostiene di tenere. Fino al 1986 il Milan era un club storico che aveva vinto 2 Coppe dei Campioni, esattamente come il Nottingham Forest. Dopo Silvio Berlusconi tutto invece è cambiato. Nel 1986 il Milan aveva vinto 19 trofei. Oggi i trofei vinti sono 48, esattamente 29 in più. Inoltre, molto spesso, il tifoso rossonero si vanta giustamente della grande tradizione europea del Milan. Ebbene prima di Berlusconi il Milan aveva vinto 5 trofei internazionali. Dopo Berlusconi i trofei internazionali sono diventati 18 (oggi è la terza squadra europea al mondo). Il passaggio da club storico (con una sua storia ed una sua legittimità) a club di livello internazionale con un brand commerciabile e un bacino d'utenza mondiale è pertanto merito assoluto del genio, della capacità di leggere il futuro e delle visioni di Silvio Berlusconi. Aggiungiamo anche dei soldi di Silvio Berlusconi che, in trent'anni, sono stati tanti e sono stati necessari. Non sono però stati fondamentali e lo dimostra il Milan di questi ultimi anni che, fra una proprietà e l'altra, ha speso oltre 300 milioni di euro sul mercato per non riuscire ad andare oltre la zona Europa League in campionato, esattamente la stessa zona in cui Berlusconi aveva lasciato il Milan nel 2017. I soldi contano insomma, sono utilissimi, ma lo sono nel realizzare idee e progetti corretti, figli di una visione importante, non figlia degli umori né delle decisioni istintive. Una lezione da tenere ben salda nella mente per tanti milanisti, odiatori seriali del Milan di Berlusconi, profanatori inconsapevoli della storia del club che dicono di amare, meretrici senza patria che celebrano a maggio le Coppe di Manchester e di Atene senza capire nemmeno cosa e chi c'era dietro questi momenti meravigliosi. Il tempo, nella vita come nel calcio, è sempre galantuomo.
Capitan Uncino
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