Quello che una volta si chiamava calcio Qual è il senso di un torneo che si gioca in tre giorni

29/05/2020

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Il calcio era gioia.
Era fatto da stadi pieni, da tifosi in festa, da attese davanti alla TV.
Ma soprattutto, il calcio era fatto da rispetto sportivo, non solo verso gli avversari, ma verso le società e sopratutto lo sport.
Cosa si è perso in questo periodo?
Fatturato?
No, si è perso lo spirito dello sport, soggiogato dai conti economici che con la pandemia sono diventati insostenibili per tutti.
Come se non bastasse, ogni governo ama dare al popolo panem et circenses, in modo da far dimenticare i problemi e in fondo questi governanti hanno dimostrato di saper giocare con le parole e le promesse.
Il calcio riparte con la Coppa Italia, che già non ha grande valore, ma che viene svilita con una formula che crea imbarazzo per chi ama lo sport: inizia una settimana prima del campionato e propone semifinali di ritorno e finale in pochi giorni.
Una scelta senza senso, dettata da una prova generale e per non urtare ulteriormente chi paga fior di quattrini per mostrare la Serie A sugli schermi degli italiani.
Un vero e proprio scempio sportivo, una mancanza di rispetto verso tutto il sistema in nome di un qualche cosa che non ha senso.
Sono mesi che il calcio si ritrova per discutere su cosa fare per ripartire e quando arrivi al dunque fai queste scelte.
Bene ha fatto il presidente Scaroni a protestare, ma non servirà a molto.
Il calcio e lo sport sono passati in secondo piano, in cima c'è il business e l'unica vacca da spremere: la TV.
Che tristezza.


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