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Paolo Maldini è il Milan, lo è stato in campo, lo è per stirpe, lo è per carica sportiva che ricopre in seno alla società.
Nel momento in cui si pronuncia davanti ai media non lo fa per caso, e di certo non a caso.
Avviene o nei momenti istituzionali, pre e post gara, oppure in interviste.
In due casi non ha mandato a dire che per lui Rangnick non è l'allenatore adatto.
Detta così, la questione è risibile, nel senso che per l'ex-capitano rossonero lo era Marco Gianpaolo e i risultati sono stati esemplari.
Ma il punto è un altro.
Paolo Maldini è ancora all'interno della società oppure sta cercando una via di uscita onorevole?
Gli attacchi a Rangnick sono per una ricerca di una buonuscita o per aprire un contenzioso con Gazidis e la proprietà?
Ma soprattutto, perché la società non interviene mai, lascia correre?
E' impossibile che Maldini parli alla Gazzetta e che Guadagnini non lo sappia. Non è richiesta una replica, ma almeno inserire l'idea della società sì.
In fondo, il Milan non è un Verona qualsiasi, con tutto il rispetto del Verona che in questo periodo di lockdown condivide l'ultimo ipotetico posto Uefa a fasi e umori alterni.
Il fondo proprietario del Milan e la storia rossonera meriterebbero una comunicazione migliore, nonché i tifosi, ma questo è un altro discorso.
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