Il COVID-19 ha messo in crisi i bilanci I mancati introiti dalle partite fanno crollare i fatturati

24/04/2020

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Questa volta Galliani ha ragione. Con i campionati professionistici fermi e il lockdown per i tifosi, per il calcio sarà comunque un bagno di sangue. E la sua analisi è spietata: "I conti di A e B strasaltano per aria. Tra debiti e la perdita di ricavi sarà un disastro. Parlo anche di top club europei che rischiano la bancarotta. Il Barcellona ha un museo con un negozio che fatturava 50 milioni di euro. Nessuno è in grado di reggere una non conclusione del campionato".
E l’ex AD del Milan ha perfettamente ragione, visto che la maggior parte dei bilanci delle big spagnole e inglesi vede una cifra enorme di fatturato e una altrettanto enorme per le spese, tra cui in gran parte sono stipendi di giocatori, il cosiddetto monte ingaggi.
Facciamo un esempio: il Real Madrid pur con circa un miliardo di introiti genera alla fine un utile di una decina scarsa di milioni di euro. E non certo per non pagare le tasse, visto la fiscalità d quelle parti. Quindi, ogni anno per acquistare nuove stelle, o se ne vende qualcuna in rosa, oppure occorre aumentare il fatturato o trovare altre alchimie finanziarie. Ma non si pensa mai di diminuire le spese. E questo discorso vale per tutte le grandi squadre in Europa. Milan compreso.
Nel caso del COVID-19, la mancanza di introiti da stadio, in gran parte in arrivo dalla biglietteria, eventi in loco di sponsor, e dai consumi dei tifosi (birre, bevande, panini, snack ecc.) peserà tantissimo sui bilanci.
E’ vero che in molte realtà i giocatori si sono ridotti gli stipendi ma, in fondo, era anche un modo solidale per evitare che il club andasse in rovina portando i libri in tribunale. Oppure che non incontrasse gli strali della UEFA.
Stessa preoccupazione hanno le federazioni e le Leghe dei diversi Paesi. Ripartire al più presto per non fallire, anche perché in Italia sui diritti TV Sky e DAZN hanno giustamente chiesto quantomeno uno sconto sulla rata di questo periodo.
E se le squadre delle massime divisioni guardano in faccia la crisi, possiamo immaginare quelle dei campionati minori, che quasi certamente – in Italia – non ripartiranno. Mancano i requisiti sanitari di sicurezza, per loro.
Poi qualcuno dovrà dare una spiegazione plausibile sul perché tutti i cittadini sul posto di lavoro (quando si potrà) o sui mezzi pubblici devono tenere la distanza di sicurezza (social distancing) mentre calciatori, arbitri, allenatori e staff di Serie A no. Che ipocrisia. In ogni caso, il campionato deve ripartire a qualunque costo, l’abbiamo capito.
Mai come in questo momento il settore calcio come l’abbiamo conosciuto fino a qualche settimana fa è a rischio.



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