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Nel Milan che va a Firenze, più che della partita si parla di prossime figure dirigenziali e nuovo allenatore. E questo non fa certo bene all’ambiente della squadra, alle prese con una rosa decimata dal mercato invernale e dagli infortuni.
L’esordio certamente non pianificato di Gabbia contro il Torino ne è la dimostrazione.
Probabilmente in questo momento abbiamo una delle panchine più scarse dell’intera Serie A. E questo non facilita certo il lavoro di Pioli.
E’ vero che abbiamo due lungodegenti come Duarte e Biglia, Ma è altrettanto vero che siamo contati. Basta un filotto di cartellini (che arrivano sempre in quantità copiosa) e vengono a mancare pedine fondamentali da rimpiazzare con molta fantasia e tanti adattamenti.
Per fare un esempio, si era persino ipotizzato l’impego di Kessie come centrale in difesa…
Del resto, con Kjaer infortunato e Musacchio non ancora ristabilito, meno male che Gabbia non è stato ceduto in prestito o altro a gennaio. Per quanto giovane, almeno è un centrale di ruolo.
I due terzini destri si infortunano con una sorprendente facilità, però almeno in questo si alternano.
Ma la stessa situazione, la si vive a centrocampo, dove Bennacer – sempre tra i migliori - non ha un cambio, ma è sempre nel mirino degli arbitri, come se fosse il giocatore più falloso del campionato e avesse il poster di Pasquale Bruno in camera.
Siamo contati, questo è ovvio. E se Bonaventura non riesce più a rendere come un tempo, Paquetà è molto vicino ad essere il flop dell’anno.
Purtroppo, in questo momento dipendiamo da un totem trentottenne, da un terzino sinistro (forse in fase calante), e dai gol del redivivo Rebic, che in molti davano per disperso dopo il girone di andata. Aggiungiamoci pure Calhanoglu e Castillejo.
Non affrontiamo il discorso del giovane belga perché non sa neanche lui perché e qui.
Per quanto tempo potremo andare avanti così?
Come arriveremo a fine campionato giocando sempre con gli stessi uomini?
Ne avremo un’anteprima nella partita di ritorno di Coppa Italia contro la Juventus.