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Abbiamo visto Antonio Conte prendersela con gli arbitri.
Oramai lo conosciamo, fa parte del personaggio, un po' afono e con l'abitudine di non controllare gli asciugamani negli spogliatoi, gioca a fare lo sportivone quando non lo è.
Siamo felici che si sia accorto, sebbene con tre giorni di ritardo, dei torti arbitrali che sono stati perpetrati a San Siro e che abbia capito, anche se avremmo preferito vederlo strapparsi i capelli.
E sì, effettivamente il gol di Vecino nasce da un fuorigioco che solo il Var, sintonizzato su YouPorn, non ha controllato. Questione di centimetri, ma l'evidenza delle immagini mostra il limite oggettivo della tecnologia usata male, non nel senso di YouPorn, ovviamente.
Il secondo motivo per cui Conte si è lamentato con tre giorni di ritardo è per quell'azione del Milan fermata per un non fallo di Kessie al limite dell'area, con palla che arriva ad Ibra e che vede i rossoneri 4 contro tre. Probabilmente non sarebbe successo niente, la palla magari avrebbe sbattuto sul palo come consuetudine o persino rimpallata dai nerazzurri, ma l'ingiustizia, almeno secondo Antonio Conte, resta.
Il terzo episodio, quello che l'ha fatto esplodere mercoledì a fine gara, è il gol di Lukaku all'ultimo minuto, perché il giocatore belga effettua un fallo evidente ai danni di Kjaer e la terna, Var e persino Gazzetta, Corriere dello Sport, TuttaJuve, FIGC e AIA non hanno mai preso in esame.
Così, da uomo vero, si è presentato senza voce davanti ai giornalisti per lamentarsi della condotta arbitrale, prendendosela a porte chiuse con i suoi per non aver sistemato correttamente l'arredo bagno nello spogliatoio ospiti.
Complimenti per la sportività, dobbiamo riconoscerlo, un campione vero.