Perché non provare a giocare con Leao e Piatek? Un tentativo di giocare con due punte andrebbe fatto

20/12/2019

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Il Milan di Pioli ha un po' sempre faticato, non ha mai segnato molte reti e sebbene giunga davanti alla porta con buona costanza, non è particolarmente pericoloso.
In gare come quelle di domenica contro gli emiliani, converrebbe sempre giocare gli ultimi scampoli di gara con due punte, magari coprendosi adeguatamente dietro.
Il motivo è semplice: Leao calcia, colpisce i pali e non c'è nessun rossonero in area.
Non sarebbe molto probabilmente successo niente, ma è chiaro che se un'opportunità non viene colta si avvantaggiano gli avversari.
Leao, poi, non solo non ha le stesse caratteristiche di Piatek, ma tende a non entrare con ostinazione in area e la sensazione è che le squadre avversarie, cambiando l'atteggiamento, alzano il loro baricentro.
Non è una sensazione, ovviamente, ma è quanto accade guardando le zone di gioco degli avversari rossoneri con o senza Piatek.
Il calcio moderno dimostra che ci sono due differenti gare e lo spartiacque lo fa la "benzina" in corpo.
Una gara che termina intorno al minuto 60/70, dove ci sono le forze per giocare e ribattere, e quella dell'ultima mezz'ora-venti minuti in cui le gambe e i polmoni non reggono e quindi gli schemi vengono a mancare.


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Non è una questione di allenamento, che certamente è necessario e ha mostrato pecche di rilievo proprio guardando le prestazioni dei rossoneri in questi anni, ma di intensità di gioco.
Negli ultimi minuti di gara, quando l'intensità, il pressing e i movimenti sono meno supportati dal fisico, si vedono le qualità dei giocatori, non solo tecniche.
In quei frangenti, con un pareggio in ballo, conviene tentare di vincere per agguantare i tre punti o perderne uno in caso di sconfitta.
Chiaramente tutti i mister sono orientati per non perdere le gare, perché le sconfitte vanno motivate e creano problemi psicologici, ma è coi tre punti che si scalano le classifiche e si diventa allenatori di prestigio.
Serve coraggio.
 


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