Il senso di Zlatan L'insostenibile leggerezza della mancanza di logica

22/11/2019

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Sembra di ascoltare il ritornello di una nota canzone di Vasco Rossi. "Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha". Ecco la singolare vicenda fra Ibrahimovic ed il Milan potrebbe essere accompagnata sulle note di questa melodia, stante il suo inspiegabile estrinsecarsi.
Se riavvolgiamo il nastro della memoria, ci accorgiamo che un anno fa di questi tempi il Milan aveva la possibilità concreta di riprendere Ibra. Era un contesto diverso, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista della classifica.
All'epoca infatti il Milan si trovava ad un punto dal quarto posto, valevole la partecipazione alla Champions League ed aveva una squadra che giocava il 4-4-2, modulo scelto da Gattuso dopo il doppio infortunio di Biglia e Bonaventura. Zlatan avrebbe dovuto affiancare Higuain davanti, oltreché rappresentare una credibile alternativa a Cutrone dato che il Milan non aveva attaccanti in panchina.
Oggi invece lo scenario è il seguente: il Milan si trova a ben 11 punti dal quarto posto (mestamente confinato fra la tredicesima e la quattordicesima posizione), ha cambiato allenatore soltanto 40 giorni fa ed il suo nuovo tecnico Stefano Pioli sta puntando su un sistema di gioco che prevede una sola punta titolare. In sostanza o Piatek (pagato 35 milioni a gennaio) oppure Rafael Leao (pagato 28 milioni ad agosto).
Con l'eventuale arrivo di Ibrahimovic, entrambi finirebbero in panchina a beneficio del giocatore svedese che veleggia ormai verso i 39 anni di età e che, in questa stagione, potrà aiutare il Milan realisticamente soltanto a migliorare la propria attuale classifica; la prospettiva di un piazzamento al quarto posto infatti è assolutamente non preventivabile.
Per raggiungere quota 68-70 punti (piazzamento Champions degli ultimi anni), il Milan dovrebbe tenere una media punti di oltre 2,1 a partita che non ha mai avuto negli ultimi anni e che è molto vicina alla media scudetto.
A cosa serve quindi l'arrivo di Ibrahimovic? A dare un feticcio ai tifosi in una stagione in cui manca persino il coraggio di sostenere le proprie scelte di mercato?
Un anno fa, certamente, avrebbe avuto molto senso quest'operazione. Oggi, fatichiamo a vederlo.
Speriamo di essere in errore ma, sinceramente, prendere un quasi 40enne per relegare in panchina due attaccanti costati oltre 60 milioni di euro non ci appare una scelta logica ed improntata al buonsenso.
Ci sembra, semmai, una scelta in stile Inter morattiana pre-Calciopoli che acquistava, in preda a bulimia, giocatori a fine carriera subito dopo aver investito cifre importanti per giocatori giovani occupanti lo stesso ruolo. Non è decisamente un bel termine di paragone. Si può sbagliare una stagione e si possono accettare gli errori.
Una grande società però ha il dovere di tenere la barra dritta e di proteggere i suoi investimenti. Buttarli a mare dopo 10 partite negative significa soltanto aver speso sul mercato senza convinzione: questo sì, è davvero un errore imperdonabile!

Capitan Uncino



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