Ibra si Ibra no I pro e i contro dell’arrivo dello svedese
22/11/2019
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La gran parte dei tifosi – in mancanza di meglio – è in eccitazione per il possibile arrivo di Ibrahimovic. La sua cessione non è mai stata completamente metabolizzata. Immolato sull’altare del bilancio da Galliani fu l’inizio della discesa nel pantano in cui ci troviamo.
Ma occorre essere realisti: Ibra è Ibra, non ci piove, ma non può essere il giocatore che da Milano andò a Parigi.
Certo, vedere ancora le giocate fatte nella MLS fa strabuzzare gli occhi, ma non dimentichiamoci che campionato sia in realtà quello nordamericano.
In molti all’estero hanno pensato che con l’addio ai Galaxy il campione si sarebbe ritirato. Invece è bastato che Raiola aprisse uno spiraglio per un suo ritorno che i media ed i tifosi si sono scatenati.
Chiariamo subito un paio di cose. Ibra in questo campionato di Serie A può ancora fare la differenza, anche solo del giocasse un tempo. Secondo, visto il modulo a una punta, significherebbe panchinare Piatek e Leao. Almeno uno sicuramente il campo non lo vedrebbe quasi mai.
Ma la situazione è tale che senza una svolta questo campionato ormai è andato, viste le lacune tattiche e tecniche, anche a causa di un attacco asfittico.
C’è però un fattore che Ibra può portare, il tassello mancante, il vero valore aggiunto: il carisma e l’etica del lavoro.
Per quanto in età avanzata, è quello che più manca a questo Milan. E’ un qualcosa che ci serve come l’aria che respiriamo.
In una squadra senza personalità anche avere Ibra nello spogliatoio fa la differenza. Con la sua durezza mentale saprebbe essere la chioccia necessaria ai troppi pulcini bagnati in maglia rossonera.
E – dovesse mai arrivare – se qualcuno si adombrerà per il suo atteggiamento vincente, dovrà farsene una ragione. Lui ha vinto tantissimo, loro niente.
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