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Le partite di Roma e in casa contro i ferraresi hanno messo in evidenza una squadra fragile.
Una fragilità fisica e mentale, ma anche di gruppo.
Niente di nuovo in un gruppo che è ormai conosciuto, ma bisogna analizzare le situazioni.
A Roma il Milan ha commesso una quantità incredibile di errori tecnici come non era mai accaduto in passato.
A parte il caso Conti, che preoccupa perché è rimasto quel giocatore timido e arruffone visto nelle partite disputate con la primavera lo scorso anno, senza progredire mai, tutta la squadra sembra essere addormentata.
Sterili in attacco e con tanti lanci lunghi nel vuoto, il Milan ha giocato senza idee e senza vigore.
A San Siro, con qualche cambio, si è vista una squadra senza quella voglia di vincere, quella cattiveria e determinazione, sempre confusa nel cercare l’azione.
Castillejo, salutato dal pubblico Rossonero come la rappresentazione fisica del #susoout non è stato in grado di non far rimpiangere l’altro spagnolo che, scherzetto e dolcetto insieme del destino, ha determinato il risultato.
Nonostante tutto, Suso rimane l’unico giocatore di classe di questa squadra, capace di far cambiare le sorti delle partite pur accendendosi a intermittenza.
C’è un problema Piatek, suo personale ma anche di distribuzione di palloni, e a centrocampo, dove Kessie è irriconoscibile e Biglia sembra aver fatto il suo tempo.
13 punti rappresentano un terzo di quelli necessari per la salvezza, perché oggi questa è la prima missione di questa squadra.
Il ciclo che si ha di fronte è difficile, se non impossibile, meglio guardarsi le spalle e stare coperti.