Una scelta inevitabile Può spiacere, ma la posizione di Giampaolo è indifendibile

04/10/2019

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La realtà dei fatti, purtroppo, dice che il progetto tecnico di Marco Giampaolo è fallito. Ed è fallito nel momento in cui il tecnico svizzero ha impiegato un'intera estate a lavorare su una struttura di squadra che non era adatta a questi giocatori.
Tutto ciò è stato talmente palese domenica, quando il Milan è sceso in campo senza nemmeno essere in grado di poter dare un senso logico a sé stesso; ne è nata una partita in cui la squadra rossonera ha portato a casa in non ambito titolo di squadra incapace di calciare verso la porta per ben 90 minuti.
Che cos’è accaduto? Gli schemi e i movimenti chiesti da Giampaolo alla squadra non sono e non possono essere adatti ai principali giocatori offensivi rossoneri. Suso, suo malgrado, sa giocare solo esterno destro e nel ruolo di trequartista fa fatica.
Piatek, dal canto suo, non è una punta che fa gioco. Ha un repertorio tecnico estremamente limitato ed eccelle esclusivamente nei movimenti dentro l’area di rigore, dalla quale invece Giampaolo ha ben pensato di tenerlo lontano.
L’unica soluzione possibile sarebbe quella di riprendere a fare lo stesso tipo di calcio della scorsa stagione, un modo di stare in campo molto redditizio, ma poco spettacolare. Giampaolo ad oggi ha dimostrato di non avere questa flessibilità mentale.
Il tecnico venuto al Milan dopo tre anni alla Sampdoria, non sembra essere arrivato qui con l’intento di allenare questa squadra e di provare a mettere i giocatori nelle condizioni migliori per esprimere le qualità che hanno.
Sembra invece essere giunto in quel di Milanello con un solo ed unico scopo dichiarato e da perseguire al di là di ogni considerazione relativa ai risultati: Giampaolo è qui per insegnare. Insegnare però è un verbo che può richiedere tempistiche molto lunghe.
Il Milan ha gli anticorpi per digerire un’annata piena di figure barbine? Il Milan può permettersi di sacrificare, sull’altare del modo di vedere il calcio del suo allenatore, due investimenti onerosi da 70 milioni di euro come quelli di Piatek e Paqueta, che rendevano con Gattuso e qui invece sembrano dispersi?


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A nostro avviso il limite è stato già valicato oltremodo. Se qualcosa ha tenuto in panchina ancora Marco Giampaolo è stata l’assenza di alternative pronte per una società formatasi da poco, ancora giovane e impreparata ad un cambio in panchina così repentino e necessario.
La difesa d'ufficio di Paolo Maldini sembra la classica pezza necessaria, ma non risolutiva. Vero è che la società deve difendere l'allenatore sempre, ma quì parliamo di un Milan che non riesce a darsi un senso, un significato, una parvenza di squadra.
Ci pare onestamente che la dirigenza non abbia colto la drammaticità sportiva di tutto questo. Il Milan non è in crisi, come loro credono. Il Milan, oggi, non c'è, sembra non esistere perchè la squadra vive quest’allenatore come un corpo estraneo a sé stessa.
Gli esoneri non sono mai belli ma a volte servono. Non esiste un allenatore adatto per tutte le squadre, per tutte le piazze, per tutti i momenti. La speranza dei milanisti è che i dirigenti del Milan, in questi giorni, stiano semplicemente traendo le conseguenze.
Zvonimir Boban e Paolo Maldini sono uomini di campo che adesso stanno dietro una scrivania. Hanno però vissuto il campo e sanno che le sue regole sono sacre. Un allenatore può essere difeso sempre, non quando diventa antitetico alla squadra che allena.
Può dispiacere umanamente, ma in momenti del genere l’esonero è un atto dovuto.

Capitan Uncino



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