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Se i tifosi del Milan pensavano che con l’arrivo del fondo Elliot avremmo avuto finalmente un periodo di quiete, pace e stabilità, si sono dovuti velocemente ricredere.
Dal luglio 2018, ora è cambiato tutto.
Via Gattuso e il suo staff, via Leonardo, via gran parte della dirigenza di scelta cinese e, presto, via anche un certo numero di giocatori.
Una società più magmatica di un vulcano che sembra aver allontanato ogni pilastro di fondamenta su cui era stata costruita.
Al momento rimane solo il tetto (oppure le fondamenta), fatto dal fondo Elliott e da Ivan Gazidis.
Ma il terremoto ha una spiegazione.
Ogni proprietà porta i suoi uomini nei ruoli chiave di comando. Gattuso e Leonardo, tanto per far due nomi, erano scelte di Fassone e soci, confermati a fine luglio per dar continuità all’ambiente. Non c’era il tempo materiale per fare recruiting per dirigenti e allenatore.
Una volta identificato Ivan Gazidis come la figura più adatta a ricostruire il Milan dal punto di vista finanziario, ma anche di risultati e immagine internazionale, è iniziato il corteggiamento, conclusosi con l’arrivo del manager sudafricano a dicembre.
Da lì in poi ogni testa possibile è rotolata.
Quasi tutti i dirigenti in sede sono stati sostituiti, mentre per la parte sportiva – sostanzialmente Leonardo, Maldini e Gattuso – hanno avuto il loro verdetto solo a campionato finito.
Solo a Maldini, cui vengono riconosciute doti di leadership e in virtù della sua storia, è stato offerto il ruolo di Direttore Tecnico. Lui ci sta pensando.
Ma per Rino e Leo non c’è stato scampo: in parte demerito loro, in parte perché frutto delle scelte della precedente proprietà.
Quando arriverà, crediamo a breve, il nuovo allenatore si applicheranno criteri se non proprio simili, almeno analoghi nella forma. Conteranno rendimento, costi, ed età anagrafica.
Di fatto, il fondo Elliott intende esser artefice di tutte, ma veramente tutte, le scelte nella ricostruzione del Milan.
E questo che verrà sarà realmente l’anno zero della proprietà Singer.