Non è solo una questione di testa Le ultime partite denotano limiti tecnici, tattici e di tenuta fisica

03/05/2019

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Il ritiro, in certi casi, serve a poco, non ha mai raggiunto grandi risultati.
Ma a questo Milan probabilmente servirà, prima di tutto per concentrarsi sugli obiettivi, ma anche per riprendere quella fiducia che sembra completamente svanita.
Nelle ultime settimane si sono visti schemi, giocatori e tattiche diverse, ma il risultato sul campo è sempre stato lo stesso.
Molti commentatori parlano di un problema di testa di questa squadra, di una fragilità, ma probabilmente si stanno valutando gli elementi da un angolo sbagliato.
Questo Milan ha certamente dei limiti caratteriali, ma non è la testa che cede, non è una questione di semplice concentrazione se Conti e Musacchio non buttano via la palla ma la regalano due volte in cinque secondi agli avversari nei pressi dell'area.
E' una questione tattica e di concretezza che manca.
Fin da piccoli, gli allenatori insegnano ai giocatori a buttare la palla fuori nel caso in cui si è in difficoltà, a qualsiasi titolo (fiato, forza, posizione, ...).
Il Milan di Gattuso tende a porsi in difficoltà da solo in queste situazioni, soprattutto se viene a mancare il supporto dei centrocampisti nella fase difensiva.
Non conta se la squadra si è lasciata andare dopo l'ennesimo rigore discutibile, perché questi sono errori dei singoli che impattano sulla squadra.
I centrocampisti che non tornano, i difensori che non rinviano lungo o fuori, l'idea di giocarla sempre sono errori tecnici dei singoli, di testa, di condizione e di tattica.
Peggio di così non sarebbe possibile.
Se fosse un problema di testa, il Milan non reagirebbe, come accadeva spesso in passato, ma a Torino si è tentato di segnare, portiere e legni hanno negato ogni possibilità.
A fine gara è stato osannato il tecnico avversario, ma cos'ha fatto più del Milan la sua squadra? Poco, intensità e determinazione.


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Se Paquetà è costretto a prendere un giallo per una rimessa del portiere confusa e per impedire una ripartenza, l'errore è dei singoli, ma anche un problema di testa perché entrambi poco concentrati, tecnico perché un passaggio più teso limava i tempi di recupero dell'avversario, ma anche tattico perché è una scelta che mette in difficoltà la squadra.
Nei momenti di difficoltà di solito si cerca di togliersi i problemi, non di crearseli.
A Roma, mister Ranieri sta operando soprattutto su quegli aspetti, evitare le situazioni in cui la squadra si mette in pericolo da sola, perché per i problemi più gravi non c'è molto tempo per intervenire e cose da fare.
Il Milan in questo momento è in una fase di confusione totale, di moduli e di giocatori.
Mancava che con la Lazio, in semifinale, giocasse Bertolacci o Montolivo al posto di Kessie e avevamo visto tutto? Com'è possibile che degli inamovibili come Rodirguez e Calhanoglu non siano stati in campo, che giocasse la seconda partita di stagione Caldara? Non è una questione di testa, ma una scelta precisa di complicarsi la vita.
In fondo, basterebbe davvero poco a questo Milan per ritrovarsi, forse guardandosi in faccia in ritiro questo potrebbe accadere, ma è chiaro che serve qualcosa in più da parte di tutti.
 


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