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Il Milan a Torino ha dimostrato tutti i limiti caratteriali, tecnici e tattici.
Una squadra che entra in campo per uno scontro diretto, perché di questo si trattava, non può essere mai e poi mai così remissiva.
Il Torino di Mazzari, mica il Barcellona di Valverde, è entrato in campo con il piglio di chi vuole vincere la partita e continuare a sognare.
Il Milan invece aveva il piglio di chi ha intenzione di vivacchiare.
Già questo atteggiamento non può andare bene, ma poi arriva il bello.
Con una squadra che decide di affrontarci a uomo a tutto campo, invece di metterli in difficoltà con palle lunghe e seconde palle, ci si è ostinati a giocare la palla da dietro senza mai tentare di saltare gli avversari.
Il risultato è stato fatale, non tanto per i due gol presi, del tutto casuali, anzi, uno casuale e regalato da difensori e centrocampisti, l'altro regalato dall'arbitro, ma per tutte le palle che sono state regalate in modo del tutto ingenuo.
Nel calcio moderno non si è abituati ad affrontare una squadra che gioca a uomo, ma chiunque sa benissimo cosa bisogna fare: aprirsi, usare le sovrapposizioni, gli scambi di prima e i lanci lunghi per allungare la squadra.
A Torino non si è visto niente di tutto questo.
La fortuna non aiuta i rossoneri, ma se non la si cerca non convinzione, difficilmente la si trova e al Milan nessuno ha intenzione di giocarla.
Una squadra senza anima, sosteneva Mister Gattuso, ma forse non è nemmeno una questione di anima, ma proprio di voglia di combattere. L'anima viene dopo, appartiene all'uomo, quindi, per averla bisogna essere uomini. In campo, ultimamente, si vedono solo caporali, per dirla come Totò.
Non va bene!
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